Il cerchio magico di Putin si è rotto? Perché ora rischia una pugnalata alle spalle

Il presidente russo ha commesso un azzardo, attacando l'Ucraina. E ora potrebbe avere grossi problemi

Il cerchio magico di Putin si è rotto? Perché ora rischia una pugnalata alle spalle

E se il cerchio magico di Putin si fosse rotto? Se il cordone di oligarchi che da sempre caratterizza il suo punto forte si stesse sfaldando di fronte alla resistenza ucraina? Si tratta di supposizioni, ma neanche poi tanto.

Che l’offensiva russa abbia trovato pane per i suoi denti non siamo noi a dirlo, ma i fatti. Le diverse ondate di centinaia di migliaia di uomini non sono ancora riuscite a piegare le forze armate dell’Ucraina e nonostante la propaganda russa e le notizie che vorrebbero uno Zelensky al sicuro a Leopoli tra le braccia americane, il presidente ucraino – nonostante a sua volta non esente da colpe (che comunque non giustificano ciò che sta subendo il suo popolo) - assurge ogni giorno di più a simbolo di resistenza e coraggio, in contrapposizione all’ombra nera che ogni giorno di più si allunga e avvolge l’Armata rossa.

Sicuramente è il destino riservato a chi attacca, ma ci mette del suo anche l’informazione che, almeno in Europa, è ormai concorde nel dipingere Putin come un tiranno sempre più scollegato dalla realtà del suo (e del nostro) tempo. E sembrano cominciare a pensarla così anche i suoi uomini, il suo cerchio magico, appunto.

La rivista Forbes, in un lungo e dettagliato articolo, calcola l’ammontare delle perdite generali dei fedelissimi di Putin a 126 miliardi di dollari dal momento dell’invasione. Un bagno di sangue. E se fin ora nessuno di questi oligarchi – tra i quali figurano Alexey Mordashov, Suleiman Kerimov, Oleg Tinkov e molti altri – sembra aver alzato la voce o opposto la seppur minima riserva di fronte alle decisione del leader massimo, fonti ben informate sussurrano di un sommovimento che inizia a farsi scossa sismica e che rischia di aprire l’ennesimo fronte, stavolta interno, per il novello Zar.

Mentre lo scontro in Ucraina si fa totale, mentre entrano in gioco i mercenari ceceni, mentre sul fronte cyber è sceso in campo il collettivo Anonymous e mentre resta l’incertezza delle prossime mosse di attori come Cina, Polonia, Corea del Nord e Iran, sembra che alcuni paperoni russi stiano cercando una sponda in Europa.

Il salasso che stanno subendo da questa guerra pare aver scosso le loro coscienze. La prospettiva di non poter più girare indisturbati sui loro Yacht, di non poter più spendere i loro soldi nelle vie dello shopping europeo, appare forse insostenibile, tanto da far arrischiare qualcuno di questi a passare da traditore se non della patria, sicuramente del grande capo.

Il re non è ancora nudo, ma la coperta è sempre più corta e in Russia si sa, fa freddo.

Ripetiamolo: non si tratta di notizie certe o – ancora – verificabili, ma fonti d’intelligence sostengono che già si stanno prendendo accordi e che si stanno studiando “provvedimenti anche definitivi”. In cosa consisterebbero questi provvedimenti, difficile dirlo. Indubbiamente si tratta di una prima crepa sullo schermo piombato che da sempre sembra proteggere Putin. Una crepa che – se le operazioni sul campo non dovessero subire una svolta a favore della Russia a breve termine – rischia di allargarsi e di lasciar intravvedere una realtà ben diversa da quella che siamo abituati a vedere.

Forse, a quel punto, ci accorgeremmo che anche Putin, in fondo, è un uomo come tanti. Forse ci accorgeremmo che anche lui può restare solo, che anche lui può essere tradito, pugnalato alle spalle da uno dei tanti Bruto di cui si è circondato nel corso degli anni.

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