La Cina minaccia Trump: "Si allontani da Taiwan"

Il Global Times: “La politica di una sola Cina non è un capriccio”

La Cina minaccia Trump: "Si allontani da Taiwan"

“La politica di una sola Cina non è un capriccio”. Così apre un editoriale uscito la scorsa domenica sul Global Times, tabloid ufficiale del Partito Comunista Cinese.

Lo scritto è una reazione alla “visita” non ufficiale della Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen sul territorio degli Stati Uniti. In realtà Tsai è solo transitata nel territorio statunitense a seguito delle visite, quelle sì ufficiali presso Guatemala, El Salvador, Nicaragua e Honduras. La presidente di Taiwan avrebbe così colto la palla al balzo per fermarsi negli States e portare omaggio a diverse personalità politiche repubblicane.

Una strategia in stretta linea di continuità con la chiamata di congratulazioni effettuata dalla stessa Tsai a Donald Trump a seguito della vittoria per la Casa Bianca. Già quel gesto non venne per nula apprezzato tra i piani alti del Partito Comunista di Pechino. Seppur informale, l’attività di Tsai negli States è stata frenetica. Una fotografia twittata ha mostrato Tsai in compagnia del Governatore del Texas Gregor Abbott, con una piccola tavola tra loro adornata con le rispettive bandiere del Texas e di Taiwan. L’ufficio di Tsai ha inoltre diramato la notizia di una conversazione telefonica tra la presidente e il senatore John McCain. La stessa avrebbe poi incontrato anche l’ex sfidante di Trump, Ted Cruz.

Quest’ultimo, come riportato dalla Reuters, ha dichiarato di aver ricevuto una lettera di avvertimento dal consolato cinese, all’interno della quale veniva chiesto di annullare l’incontro con Tsai. Seccata è stata la risposta di Cruz: “La Repubblica cinese deve capire che in America prendiamo da noi stessi le decisioni su chi possiamo o non possiamo incontrare. Questo non è un problema della Repubblica Popolare Cinese. Questo riguarda le relazioni tra Stati Uniti e Taiwan, un alleato che noi siamo tenuti a difendere”. Il tabloid cinese ha dunque riportato i malumori che un simile comportamento americano ha creato tra gli alti piani del Partito Comunista Cinese. “Attaccarsi a uno dei principi non è un capriccio della Cina al Presidente degli Stati Uniti, ma un obbligo del Presidente americano a mantenere salde le relazioni Usa-Cina e rispettare l’ordine esistente nell’Asia e nel Pacifico. Se Trump rinnegherà la politica di una sola Cina dopo il suo insediamento, la popolazione cinese chiederà al governo di vendicarsi, non c’è spazio per contrattazione”.

Una minaccia piuttosto esplicita quella lanciata dal Global Times, che parla senza mezzi termini di “take revenge”, ovvero vendicarsi. L’aggressività cinese non è tuttavia causata solo dalla questione taiwanese. Da una parte c’è infatti il timore che la strategia diplomatica di Tsai possa portare a un possibile riconoscimento dell’indipendenza taiwanese a livello internazionale. Dall’altra c’è la volontà del Partito Comunista Cinese di mostrare i denti al futuro Presidente americano e dissuaderlo così dalle sue velleità di indipendenza economica e chiusura rispetto al mercato estero. Trump, sia durante la campagna elettorale che in seguito, ha più volte ribadito la necessità di ridurre la dipendenza degli Stati Uniti rispetto alla Cina e di impedire che quest’ultima possa un giorno scalzare gli States dal ruolo di prima potenza economica al mondo.

I vertici del Partito Comunista di Pechino stanno dunque aspettando al varco il tycoon, che dopo il 20 gennaio delineerà più chiaramente le sue intenzioni verso l’Asia. La questione taiwanese potrebbe essere dunque una semplice pedina usata dai due Paesi in vista di una più grande partita per la supremazia nel Pacifico e nel mondo.

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