Cina, Xi dice no al protezionismo: "Non chiuderemo le porte al mondo"

Si apre la via della seta: Xi Jinping annuncia la fine del protezionismo in Cina. Ma non mancano le frecciatine alla politica americana.

Cina, Xi dice no al protezionismo: "Non chiuderemo le porte al mondo"

Abbassare le tariffe di importazione e migliorare le vie d’accesso globali al mercato cinese. Sono questi i capisaldi delle nuova politica economica annunciata dal presidente cinese Xi Jinping in occasione di un importante evento fieristico sull’Import inaugurato a Shanghai. “Il protezionismo e l’unilateralismo sono in crescita. Il multilateralismo e il sistema di libero scambio sono in pericolo”, ha dichiarato il leader di Pechino. “La Cina non chiuderá le sua porte al mondo, ma anzi diventerá sempre piú aperta”, ha aggiunto Xi.

Il presidente Xi ha poi affermato che la Cina é entrata in un “nuovo giro di business aperto a trecentosessanti grandi” e ha quindi promesso di affrettare i colloqui commerciali con l’Ue, Giappone e Corea. Ma non sono mancate velate frecciatine alla politica economica statunitense e al leader americano Donald Trump. “L’economia cinese é un mare, non uno stagno. Le tempeste possono rivesciare uno stagno, ma non il mare”, ha detto il presidente Xi.

Il riferimento implicito é alla guerra dei dazi con gli Stati Uniti e alle accuse mosse da Trump nei confronti delle pratiche commerciali cinesi, considerate sleali perché non rispettose dei diritti di proprietá intellettuale di Washington. Dopo l’aumento delle tariffe americane di 250 miliardi di dollari sui beni di Pechino, e la replica cinese con l’aumento a 110 miliardi sui beni americani, adesso tra i due Peasi sembrano calmarsi le acque.

A poche settimane dall’incontro con la Casa Bianca, Pechino sceglie quindi la via della diplomazia: “ogni Pease dovrebbe impegnarsi per migliorare il proprio ambiente imprenditoriale e risolvere i propri problemi interni”,

ha ribadito Xi Jinping. Il presidente cinese ha poi affermato che la Cina stanzierá 40 miliardi di dollari per le importazioni di beni e servizi nei prossimi 15 anni (30 per miliardi per i beni, 10 miliardi per i servizi).

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