"Il regno degli Stati Uniti è finito". I toni sono di quelli forti, come si confà al personaggio. Nella guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina entra anche Kim Jong-un, che si schiera al fianco dello Zar e contro l'Occidente.
A provocare l'offensiva russa, secondo il dittatore nordcoreano, sarebbe stata la "politica egemonica e arbitraria" adottata da Washington. L'amministrazione guidata da Joe Biden, si legge nella nota diffusa dal ministero degli Esteri di Pyongyang, avrebbe "ignorato le legittime richieste della Russia sulla sicurezza". La causa principale della crisi in Ucraina, prosegue il comunicato, "affonda le radici nell'ostinazione e nell'arbitrarietà degli Stati Uniti" rei di aver adottato sanzioni e pressioni unilaterali, perseguendo due soli obiettivi: "l'egemonia mondiale e la superiorità militare". I nordcoreani accusano poi gli Stati Uniti di ipocrisia, ovvero di "imbellire" le ingerenze negli affari interni degli altri Paesi come impegno "per la pace e la stabilità del mondo" mentre denunciano senza motivo "misure di autodifesa" adottate da altri Paesi per la propria sicurezza nazionale come "ingiustizie e provocazioni".
Ma l'epoca della potenza statunitense sarebbe giunta al termine: "I giorni in cui gli Stati Uniti regnavano sono finiti", conclude il comunicato. Da settimane la leadership nordcoreana si è schierata con Mosca, accusando Washington e gli alleati della Nato - un'alleanza che Kim Jong-un definisce "un prodotto della Guerra fredda" - di aver minacciato la sicurezza della Russia. Giusto questa notte, l'esercito nordocoreano ha testato un missile balistico lanciandolo verso il mar del Giappone.
Si tratta del settimo test di questo genere da inizio anno. Il siluro, ha riferito il comando di Stato maggiore della Corea del Sud (dove il 9 marzo si terranno le elezioni presidenziali), ha volato per 300 chilometri e ha raggiunto un'altezza massima di 620 chilometri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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