Il bilancio dell’epidemia di coronavirus continua ad aggravarsi. Nella giornata di ieri sono stati 46 i decessi, il numero più alto finora registrato. Il totale delle persone che hanno perso la vita, così, sale a 304 mentre quelle contagiate sono 11.943, almeno secondo dati ufficiali. Un netto balzo in avanti soprattutto se confrontati con i dati riferiti al 30 gennaio.
In Cina, inoltre, ora risultano 18mila casi sospetti e circa 118mila persone sotto osservazione. Wuhan, la città epicentro dell’epidemia, è sempre più isolata così come la provincia che resta in quarantena. Scese da film apocalittico provengono da questo territorio con strade deserte, scuole chiuse e trasporti pubblici bloccati fino a nuovo ordine.
Gli Usa, nella serata di ieri, hanno dichiarato lo stato di emergenza sanitario nazionale per il coronavirus. L'annuncio è arrivato dal ministro della Sanità, Alex Azar, dopo una riunione della task force della Casa Bianca. Finora i casi accertati negli Stati Uniti sono sette, l'utlimo ieri. Gli Usa imporranno una quarantena di 14 giorni per tutti i cittadini statunitensi che tornano dalla regione cinese di Hubei nella quale si trova la città di Wuhan. Secondo Nancy Messonier, direttore per le malattie infettive dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie negli Usa "siamo di fronte a una minaccia per la salute pubblica senza precedenti".
L’epidemia di coronavirus si sta espandendo anche in Europa. Ieri ministero della Sanità spagnolo ha confermato il primo caso nel Paese: il paziente è un turista tedesco che si trovava a La Gomera, nelle isole Canarie. L’uomo attualmente è stato posto in isolamento in un ospedale dell'isola. Primo caso di contagio confermato anche in Svezia. Si tratta una donna rientrata da un viaggio nella zona di Wuhan. Al momento del ritorno nel Paese Scandivano, il 24 gennaio, la viaggiatrice non aveva mostrato alcun sintomo: giorni dopo, però, dopo essersi sentita male aveva contattato un ospedale. L’Australia ha sospeso i collegamenti con la Cina. La compagnia aerea Qantas Airways ha cancellato i voli su Pechino e Shanghai dal 9 febbraio al 29 marzo, mentre resteranno invariati quelli da e per Hong Kong.
In Italia ieri il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi stanziando 5 milioni di euro. A gestire la calamità sarà un commissario straordinario, individuato nel capo della Protezione civile Borrelli. Quest’ultimo ha rassicurato i cittadini ma ha anche chiarito che in caso di necessità, potrà requisire hotel e strutture abitative. Intanto, i due turisti cinesi risultati positivi al coronavirus, ed ora ricoverati allo Spallanzani di Roma, sono in ''condizioni discrete'''.
Nel bollettino medico diffuso poco fa si legge che ''la donna di 65 anni, pur mantenendo condizioni cliniche discrete ha presentato nella giornata odierna un episodio di nausea e vomito. L'uomo di 66 anni attualmente è in condizioni cliniche stazionarie, con un quadro di polmonite interstizio alveolare bilaterale. Presenta febbre associata a tosse e astenia. La coppia è sottoposta a continui controlli e monitoraggio da parte dei sanitari".
Le 20 persone che hanno avuto contatto con la coppia cinese continuano a essere tenute sotto osservazione all'Istituto Spallanzani. "Sono tutte in buone condizioni generali e la loro salute non desta preoccupazioni", si legge ancora sul bollettino. Inoltre, il paziente romeno di 42 anni ''è in buone condizioni di salute ed è risultato negativo al test per il nuovo coronavirus".
Il nostro governo, oltre, a quello di monitorare la situazione, ha anche un altro urgente compito da svolgere: quello dei rimpatriare i turisti cinesi, circa 500, rimasti bloccati in Italia dopo il blocco dei voli verso il Paese asiatico. L’ipotesi avanzata nelle ultime ore è quella di un volo in deroga che li riporti a casa nel più breve tempo possibile. In caso contrario, bisognerebbe farsi carico della permanenza forzata in Italia dei viaggiatori. Un problema economico e logistico.
I turisti, infatti, enormi difficoltà a trovare una sistemazione alberghiera perché molti hotel della capitale si sono rifiutati di accoglierli. Aeroporti di Roma, vista l’emergenza, ieri sera aveva allestito una sala con alcune decine di brandine.
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