La Corte di Strasburgo condanna la Russia: "Troppo dura con le Pussy Riot"

La sentenza dei giudici della Corte Europea dei diritti dell'uomo: Mosca non garantì un processo equo alle Pussy Riot dopo il blitz del 2012 nella cattedrale

La Corte di Strasburgo condanna la Russia: "Troppo dura con le Pussy Riot"

La Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, ha condannato la Russia per aver sottoposto a "trattamenti inumani e degradanti" le Pussy Riot che nel 2012 vennero arrestate a Mosca durante una performance nella cattedrale della capitale russa.

Non solo. I giudici di Strasburgo hanno stabilito che le autorità russe violarono il diritto delle Pussy Riot ad avere un processo equo e violarono anche il diritto delle Pussy Riot alla libertà. Giova ricordare che la Corte europea dei diritti umani non è un'istituzione dell'Unione Europea (altrimenti ovviamente non avrebbe giurisdizione sulla Russia): la Corte è invece l'organo che vige sull'applicazione e sul rispetto della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, sottoscritto anche da Mosca negli anni Cinquanta.

Una Convenzione che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Nel febbraio 2012 le tre attiviste Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Ekaterina Samutsevich improvvisarono una "preghiera punk" anti-Putin nella grande cattedrale di Cristo Salvatore, salendo anche sull'altare.

Per aver improvvisato una

preghiera alla Madonna per "liberare il Paese da Putin" vennero condannate a due anni di carcere. Una sentenza che, nel merito e nel metodo, ora è finita nel mirino della Corte europea dei diritti umani.

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