Corte suprema Usa: "Incarcerare immigrati per un tempo indefinito è legittimo"

Ad avviso della Corte, l’esigenza di salvaguardare la sicurezza nazionale giustificherebbe l’introduzione di misure di prevenzione eccezionali ai danni degli stranieri

Corte suprema Usa: "Incarcerare immigrati per un tempo indefinito è legittimo"

La Corte suprema Usa ha in questi giorni emesso una sentenza che è stata subito definita dai media americani come una vera e propria “vittoria” per il presidente Trump e per la linea dura da lui promossa in ambito migratorio.

Il collegio giudicante, con una maggioranza di 5 voti contro 4, ha sancito la conformità alla Costituzione nazionale delle misure adottate finora dalla Casa Bianca ai danni degli immigrati suscettibili di minacciare la sicurezza del Paese. In particolare, la Corte si è pronunciata sulla costituzionalità di un provvedimento varato di recente dal tycoon che autorizza la polizia a incarcerare per un tempo indefinito e senza alcun mandato giudiziario gli stranieri con precedenti penali identificati come un pericolo per l’ordine pubblico.

La detenzione arbitraria e prolungata di tali soggetti era stata fin dalla sua introduzione duramente avversata dalle organizzazioni per i diritti dei migranti e da queste indicata come una palese violazione delle disposizioni costituzionali che tutelano le persone dagli abusi della polizia e che riconoscono a ogni individuo il diritto a un giusto e regolare processo. Le osservazioni di natura giuridica avanzate dalle ong non sono però state accolte dalla Corte suprema, la quale ha riconosciuto preminenza assoluta alla responsabilità del governo di salvaguardare con ogni ragionevole mezzo la sicurezza nazionale.

Ad avviso del giudice Samuel Alito, uno dei relatori della sentenza in questione, la scelta di Trump di introdurre l’incarcerazione senza limiti temporali ai danni degli immigrati con precedenti penali non sarebbe affatto sproporzionata rispetto all’esigenza di difendere l’ordine pubblico e la pace sociale. I soggetti privi della cittadinanza americana, spiega il magistrato, non avrebbero alcun diritto di godere delle garanzie processuali delineate dalla Costituzione e possono quindi essere oggetto di misure di prevenzione di carattere eccezionale.

Uno dei giudici della Corte che ha votato contro la tesi di Alito, e per questo si è ritrovato in minoranza all’interno del collegio, è stato Stephen Breyer. Egli, allegando al verdetto pro-Trump una propria nota critica nei confronti di quest’ultimo, esprime infatti la sua avversione nei confronti dell’opinione che ha prevalso nel massimo organo giudiziario Usa.

Nella sua memoria di minoranza, Breyer bolla la detenzione prolungata come “incompatibile con il diritto inalienabile dell’uomo a essere tutelato dagli arbitrii delle autorità”. Tale diritto, ad avviso del magistrato dissidente, spetterebbe a qualsiasi persona, a prescindere dallo status di cittadino americano o straniero.

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