Così il Qatar ridimensiona le sue ambizioni in Siria

L'emiro Al Thani vola a Mosca per incontrare Putin. L'obiettivo di Doha è quello di riposizionarsi nello scacchiere geopolitico mediorientale prima che l'economia e la diplomazia saudita precipitino definitivamente

Così il Qatar ridimensiona le sue ambizioni in Siria

Il rifiuto della Siria, tra il 2010 e il 2011, di consentire il passaggio sul proprio territorio del gasdotto Qatar-Turchia, fortemente voluto dagli Usa e alternativo all’Islamic Pipeline a trazione iraniana, era valso l’odio incondizionato degli emiri che non ci pensarono ad unirsi - forti dell’emittente televisiva Al Jazeera - alla rivolta contro Bashar Al Assad sponsorizzata fin da subito dal grande alleato saudita. In quasi cinque anni però le dinamiche geopolitiche sono cambiate radicalmente in particolare dopo l’ingresso sulla scena di Russia e Iran, sempre più protagonisti della partita mondiale. Ora infatti a ridimensionare le ambizioni del Qatar in Siria e a modificare gli obiettivi a breve e medio termine non è soltanto la crisi interna dell’Arabia Saudita legata all’abbassamento del prezzo del barile, ma anche il crollo delle Borse dei paesi arabi del Golfo Persico dipendenti dal greggio a causa all’aumento delle esportazioni di petrolio da parte dell’Iran in seguito alla rimozione delle sanzioni annunciata sabato scorso.

Tanto che Amim Bin Hamad Al Thani è volato a Mosca per ricollocarsi sullo scacchiere geopolitico mediorientale. Il riavvicinamento diplomatico tra Qatar e Russia era inevitabile. Il presidente Vladimir Putin e l’emiro hanno parlato di gas, petrolio, investimenti e anche di mondiali di calcio. Ma c’è una questione che ha prevalso sulle altre: la Siria. “Dobbiamo parlare della necessità di cooperazione e di coordinamento nel settore energetico, in particolare nel settore del gas e negli investimenti. Naturalmente, dobbiamo discutere della situazione nella regione (del Golfo, ndr)”, ha dichiarato Putin aprendo l’incontro. Da parte sua Al Thani ha espresso il proprio apprezzamento per il ruolo che la Russia sta giocando per stabilizzare gli equilibri nel Vicino Oriente, auspicando una collaborazione duratura. “Desideriamo fortemente - ha spiegato - sviluppare relazioni con la Russia al fine di trovare soluzione ad una serie di problemi che riguardano la stabilità in alcuni Paesi della nostra regione”. Al seguito dei colloqui i ministri degli Esteri dei due Paesi, Sergei Lavrov e Khalid al Attiyah, sono giunti alla conclusione seguente: i Paesi di tutto il mondo coinvolti nel dossier siriano hanno l’obbligo di rispettare gli accordi di Vienna con annesse risoluzioni delle Nazioni Unite.

La visita dell’emiro Al Thani a Mosca avviene una settimana prima dei colloqui di pace tra il governo di Damasco e l'opposizione siriana, in programma il 25 gennaio a Ginevra, dopo le conferenze tenute a Vienna e a New York con 17 Paesi, tra cui Stati Uniti, Russia, Iran e Arabia Saudita, che spingono per un accordo di pace che metta fine alla guerra. Obiettivo dei negoziati di Ginevra - il presidente di turno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’uruguayano Elbio Rosselli, ha ribadito oggi che il round non slitterà - sarà trovare una strada per arrivare ad una nuova costituzione e un percorso che porti a elezioni in 18 mesi (il testo non menziona Assad). Ma il nodo cruciale sui negoziati rimane la lista dei gruppi dell’opposizione che potranno sedersi al tavolo di Ginevra. La Russia non appoggia la decisione dell’Arabia Saudita di inserire tre fazioni considerate terroristiche.

Tra queste Fajr al Islam, Jaish al Islam e Jund al Aqsa: alcune di queste sigle combattono a parole contro Daesh ma lavorano a stretto contatto con l’Esercito Siriano Libero (che in più occasioni ha collaborato con i tagliagole dell'Isis). Se anche il Qatar dovesse sposare la posizione diplomatica dei russi, Riad potrebbe essere ancora più isolata.

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