Covid-19, il movimento finanziato da Soros: "Rom i più colpiti"

Secondo la portavoce di Kethane, il movimento a difesa di rom e sinti finanziato dalla Open Society Foundations di George Soros, la comunità è devastata dalla crisi causata dalla pandemia

Covid-19, il movimento finanziato da Soros: "Rom i più colpiti"

Kethane è il movimento a difesa di rom e sinti finanziato dalla Open Society Foundations, l'organizzazione filantropica fondata dal magnate George Soros. Come conferma il sito web dell'organizzazione del finanziere "liberal" Soros, che promuove l'agenda progressista e globalista in tutto il mondo, è presente in Italia dal 2008 per contrastare la legislazione draconiana nei confronti delle minoranze rom e sinti. Una delle prime battaglie che George Soros ha sposato da quando ha deciso, da "squalo della finanza", di indossare i panni del benefattore, costruendo una rete fittissima di associazioni e organizzazioni che godono dei finanziamenti della sua fondazione. La portavoce del movimento Kethane, l'attrice e attivista Dijana Pavlovic, infatti, è peraltro moglie di Paolo Cagna Ninchi, che oltre a essere uno storico militante della sinistra milanese, è anche presidente di Upre Roma, associazione anch'essa nell'orbita dell'Open Society. Anche se nel nostro Paese il punto di riferimento rimane l'Associazione 21 luglio, che come come riporta l'Adnkronos, tra il 2017 e il 2018 ha ricevuto due sovvenzioni per un totale di 170.144 dollari.

Intervistata da La Stampa, Dijana Pavlovic ha denunciato le condizioni della comunità di cui è portavoce, messa in ginocchio dal Covid-19 e soprattutto dalla crisi. "Ai 40 mila ufficialmente residenti nei campi, molti dei quali senza acqua, vanno aggiunti i giostrai sinti, 15 mila persone che oggi sono in ginocchio. La crisi ha mille facce, qualsiasi attività, dai mercatini alla raccolta di ferro all'elemosina, è ferma" afferma. Una buona occasione per dare addosso a Matteo Salvini e ai decreti sicurezza, che hanno abolito il permesso di soggiorno per motivi umanitari: "A Roma - aggiunge - ci sono molti profughi dei Balcani che non hanno sistemato il loro status legale e dopo il decreto Salvini non hanno potuto rinnovare il permesso umanitario: nessun accesso ai servizi, si fatica anche a recapitare il pacco alimentare. Gli insediamenti non regolari poi sono irraggiungibili".

L'attivista vicina a Soros: "Rom devastati dalla crisi"

Per quanto riguarda i rom con passaporto italiano, l'attivista spiega che "una fetta dei rom che vive nelle case e faceva lavori normali accede alle misure di protezione tipo i 600 euro per le partite Iva o i buoni spesa. Ma, a parte i campi, esclusi oggi anche dall' associazionismo, i 15 mila che vivano facendo i giostrai sono a zero: vivevano di lavoro stagionale, avevano pagato l'assicurazione per iniziare l'attività e non hanno risparmi". A Forlimpopoli, aggiunge, "ci sono 15 famiglie in questo stato, non possono beneficiare degli aiuti del Comune perché non sono residenti: due donne si sono rivolte, senza successo, anche al vescovo di Forlì. Una ha interrotto la chemioterapia, l'altra, ex oncologica, non va più alle visite. Sto scrivendo al ministro della salute e a quello dell' istruzione".

La situazione di rom e sinti in Italia, dunque, denuncia Pavlovic, è estremamente delicata ma "per fortuna c'è un po' di solidarietà.

Ma come si può pensare che chi muore di fame resti a casa in attesa della fine? È un nodo che riguarda tutto il lavoro nero in Italia, di cui i rom sono la parte più devastata e piccola: migliaia di persone che vivono d'illegalità, sommerso, piccoli crimini e non hanno da mangiare". La domanda sorge però spontanea: perché mai lo stato dovrebbe aiutare chi vive d'illegalità e piccoli crimini?

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