Accesso limitato ai principali social media (Facebook, Instagram, Twitter e Whatsapp) in almeno tre città della Turchia meridionale nelle prime 48 ore di "Primavera di Pace", l'operazione militare lanciata nella Siria settentrionale, mercoledì scorso, dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per contrastare l'egemonia curda nella regione. Lo riporta Wired.
Il blocco ai social network, comprese le più popolari piattaforme di messaggistica istantanea, sarebbe scattato alle 21 di martedì, dunque poche ore prima dell'inizio dell'attacco. A subire questa limitazione gli utenti di alcuni dei più importanti centri della Turchia meridionale: Gaziantep, Şanlıurfa e Hatay. Il blocco è stato reso possibile dal fatto che la maggior parte delle persone sono abbonate al gigante delle telecomunicazioni del Paese, Türk Telekom, di gran lunga il principale fornitore turco di servizi internet e parzialmente di proprietà dello Stato. Secondo NetBlocks - organizzazione non governativa fondata nel 2017 che monitora la sicurezza informatica e la governance di Internet - gli utenti in altre parti del Paese sarebbero state in grado di usare normalmente la connessione. La stessa ong spiega che non è la prima volta che in Turchia viene limitato l'accesso a internet. Era già successo, per esempio, nell'agosto 2017, quando siti come Facebook, Twitter, YouTube, Vimeo e Instagram erano stati chiusi per circa sette ore.
"Probabilmente non sarà l'ultima volta", ha commentato Adrian Shahbaz, direttore della ricerca per la tecnologia e la democrazia alla Freedom House, ong con sede a Washington impegnata in attività di ricerca su democrazia, libertà politiche e diritti umani. Sempre nel 2017 - dunque poco dopo il presunto colpo di Stato contro Erdogan che sarebbe stato organizzato dal liberal Fethullah Gülen - anche l'enciclopedia online Wikipedia era stata bloccata per alcune ore. "Le autorità turche - ha aggiunto Shahbaz - hanno regolarmente bloccato l'accesso ai social media in alcune parti del paese negli ultimi anni, di solito a seguito di attacchi terroristici, perdite politicamente dannose o proteste dei cittadini". Ma non solo, perché negli anni centinaia di migliaia di siti internet sono stati resi off-limits per i motivi più disparati: dalle differenze politiche fino alla presenza di contenuti più o meno espliciti.
Per quanto riguarda l'ultimo blocco ordinato dal governo (e durato due giorni), la misura è stata evidentemente messa in pratica per limitare il margine d'azione di cittadini e giornalisti che, nel tentativo di eludere la censura governativa, avrebbero pubblicato direttamente sui social video e commenti dell'aggressione turca contro i curdi.
"I social media sono il luogo in cui molti turchi riceveranno notizie attendibili", ha spiegato ancora Shahbaz. "Con tutto quello che sta accadendo nel sud-est riguardo al conflitto in Siria, non sorprende che le autorità turche abbiano fatto ricorso a questo ampio giro di vite sui social media", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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