Il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, si è affrettato a dire che il governo turco non sta realizzando un'amnistia, ma piuttosto un rilascio condizionato per 38mila detenuti.
La stampa locale sospetta tuttavia che la mossa, arrivata per decreto, come concesso dalla legge d'emergenza in vigore, sia in realtà un modo per far finire in cella quei 35mila che sono stati arrestati finora nel corso della purga che ha fatto seguito al fallito tentativo di rovesciare militarmente le istituzioni.
A tornare in libertà saranno quanti non sono colpevoli di omicidio, o di violenza domestica, ma neppure di abusi sessuali o reati contro lo Stato. In cella, se mai gli Stati Uniti dovessero acconsentire a un'estradizione, Erdogan vorrebbe invece Fethullah Gulen, l'ex alleato che ora considera il mandante del golpe e che da tempo vive in Pennyslvania.
Di ieri la notizia che un tribunale turco ha chiesto due ergastoli e 1.900 anni di carcere per Gulen, per il quale era già stato spiccato un mandato d'arresto.
Nel mentre l'ex amico di Erdogan continua a professarsi innocente e all'oscuro di quanto sarebbe accaduto.La questione dell'estradizione del predicatore ha inasprito in questi giorni la retorica anti-americana e anti-occidentale della Turchia.
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