Quando a fine febbraio è iniziata l’offensiva russa in Ucraina, il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner non sembrava essere troppo preoccupato. "L’Ucraina ha ancora poche ore di sovranità", avrebbe detto all’ambasciatore di Kiev a Berlino, Andriy Melnyk, secondo quanto riferito dallo stesso diplomatico in un’intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung. Lindner era pronto a confrontarsi, di lì a pochi giorni, con un nuovo governo filo-russo e per questo non aveva nascosto la sua contrarietà ad inviare armi all’esercito ucraino e ad escludere le banche russe dal sistema Swift. Un errore di valutazione grossolano, finito al centro delle polemiche nei giorni in cui in Germania vengono messi sotto la lente di ingrandimento i sedici anni di cancellierato di Angela Merkel, che da guida dell’Europa unita si è ritrovata declassata da Politico.eu ad "utile idiota di Putin".
È questo il titolo di un articolo in cui il quotidiano americano mette sotto accusa tutta la classe dirigente tedesca, rea di essere stata troppo morbida in questi anni con il leader del Cremlino. Nel mirino c’è l’opposizione all’ingresso di Georgia e Ucraina nella Nato nel summit atlantico del 2008 e il via libera al Nord Stream 2. Politico paragona la Merkel a Neville Chamberlain, l’uomo che nel 1938, con gli accordi di Monaco, si illuse di poter fermare Hitler con la diplomazia. Ma non si limita a prendersela con la ex cancelliera, che con la decisione di approvare il secondo gasdotto russo-tedesco all’indomani dell’annessione della Crimea avrebbe di fatto "incoraggiato Putin ad andare oltre". Sono diversi i leader che, "accecati dalla nostalgia per la Ostpolitik", hanno stretto sempre di più i legami con la Russia. Politico parla di "responsabilità collettiva". Perché se è vero che "Merkel ha la porzione di colpa più grande per essere caduta nella trappola", la verità, sottolinea ancora il quotidiano è che "l’intera classe politica è colpevole".
L’attuale cancelliere, Olaf Scholz, non è esente dalle critiche. Il suo attuale consigliere per la sicurezza nazionale, Jens Plötner, è stato uno dei principali architetti della politica estera tedesca degli ultimi anni assieme a Frank-Walter Steinmeier, l’ex capo della diplomazia di Berlino in quota Spd, oggi presidente della Repubblica. È lui che inizialmente ha consigliato al capo del governo, nei giorni immediatamente precedenti all’inizio della guerra, di salvaguardare il Nord Stream 2 definendolo un progetto meramente "commerciale", andando contro l'evidenza delle sue implicazioni geopolitiche.
Del parere che l’energia dovesse essere usata per costruire ponti con la Russia è anche il vecchio capo di Plötner, il presidente Steinmeier, che in passato si era schierato contro le esercitazioni militari della Nato nei Paesi dell’Est e che oggi continua ad organizzare concerti per la pace con musicisti russi e ucraini, boicottati dall’ambasciata di Kiev. Non si salvano neppure Liberali e Verdi. Dei primi abbiamo già parlato. I secondi, per Politico, sarebbero colpevoli di essersi schierati contro la fornitura di armi al governo di Zelensky. E infine la Cdu, con Friedrich Merz, leader dei cristiano democratici, che aveva definito la sospensione della Russia dallo Swift "una bomba atomica per i mercati".
Ora iniziano ad arrivare le ammissioni di colpa. Il primo a fare pubblica ammenda è Wolfgang Schäuble, l’ex ministro delle Finanze e braccio destro della Merkel. "Mi ero sbagliato, ci siamo sbagliati tutti", ha detto al Welt am Sonntag. Ora a Berlino si parla di Zeitenwende, di "alba di una nuova era". Ma da Washington sono scettici sulla reale "conversione" tedesca.
Neppure i miliardi messi a bilancio per il riarmo contano. "La Germania - scrive Politico - non avrà nessuna reale credibilità nell’alleanza transatlantica finché non ci sarà un’onesta resa dei conti con la storia dell’era Putin-Merkel".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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