Farage sfida l'Ue: "Anche io al tavolo della Brexit"

Il leader del Brexit Party chiede che sia inserito nelle trattative per il divorzio dall'Ue. E incontrerà Trump durante la visita del presidente Usa

Farage sfida l'Ue: "Anche io al tavolo della Brexit"

Il Brexit Party di Nigel Farage è il primo partito del Regno Unito in queste elezioni europee. E adesso il redivivo leader del fronte pro Brexit sfida il sistema politico britannico e dell'Unione europea con una richiesta particolare: che il suo partito faccia parte dei negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Ue. "Insisto decisamente sul fatto che abbiamo il mandato ora per essere parte del team" ha detto Farage dopo il trionfo che lo ha condotto di nuovo nell'Europarlamento.

Con il risultato strabiliante di 27 seggi a Strasburgo (sui 73 destinati al Regno Unito) conquistati con quasi il 32% delle preferenze, Farage non ha dubbi: vuole entrare nelle trattative. "Sono felice di poter aiutare il governo a prepararsi per la data del 31 ottobre, diventando un componente di quella squadra" ha concluso il leader della Brexit Party alla Bbc. "La prossima data è il 31 ottobre", ha ricordato Farage, "se non usciremo dall'Unione europea quel giorno, allora aspettatevi di vedere lo stesso successo del Brexit Party anche alle prossime elezioni generali". E desso il prossimo obiettivo del leader brexiter è quello di entrare in Parlamento, con le elezioni generali che appaiono sempre più prossime. "Siamo più o meno a dove eravamo tre anni fa", ha commentato il capo degli euroscettici britannici, "la gente non ha cambiato idea" sulla Brexit. E ha detto che incontrerà il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante la sua visita in Gran Bretagna.

La sfida di Farage è molto interessante. Perché non riguarda soltanto la possibilità di entrare nelle trattative per la Brexit ma anche di orientare il possibile voto alle elezioni generali. Con le dimissioni di Theresa May, annunciate per il fallimento degli accordi sull'uscita dall'Ue, gli euroscettici britannici hanno ora due assi nella manica: non solo Farage ma anche Boris Johnson, che sta puntando alla guida dei Tory. Questo significa che in caso di elezioni, i movimento euroscettico britannico, che è trasversale, avrebbe da un lato il Brexit Party (che però paga il fatto che al voto generale ha un peso diverso) e dall'atra parte il Partito conservatore a trazione euroscettica.

Con un'incognita: la sinistra di Jeremy Corbyn. Perché il Labour non è dichiaratamente filo-Ue. E il boom di Farage potrebbe anche essere un campanello d'allarme per quello strato del Regno Unito profondo che è euroscettico: non per forza conservatore.

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