Le vene aperte della Francia in Africa occidentale: parafrasando l'opera di Galeano e decontestualizzandola dal proscenio latinoamericano, potrebbe essere questo il titolo della battaglia che il mondo islamista ha lanciato alla Francia in Sahel.
Se Parigi da anni, e non è mistero, monitora e mantiene una presenza armata attiva nel territorio saheliano, di riflesso, questo dispiegamento di forze è divenuto uno dei motivi per cui il mondo salafita e jihadista ha lanciato la sua crociata contro la Francia. In novembre un commando legato al gruppo Al Mourabitoune aveva provocato la morte di 20 persone in un'azione a Bamako, venerdì 15 gennaio la capitale burkinabé Ouagadougou, per la prima volta nella storia, è stata attaccata dagli jihadisti e gli episodi di Parigi sono storia tragicamente nota. Ma anche di fronte a queste azioni, l'Eliseo ha deciso di non cambiare strategia. Il ministro della Difesa Jean Yves Le Drian ha infatti dichiarato in una conferenza stampa che '' La Francia proseguirà le sue operazioni anti terrorismo in Sahel''. Queste due azioni (Bamako e Ouagadougou ndr) dimostrano che l'azione che noi dobbiamo condurre in Sahel non è affatto finita''. Poi il Ministro ha proseguito dicendo '' Io ho sempre detto che questo sarà un lavoro di lungo respiro e la Francia non ha intenzione né di cambiare metodo e neppure strategia''.
Proseguendo nello spiegare l'intervento in Mali e gli obiettivi, Le Drian ha concluso dicendo che i francesi hanno permesso che in Mali si riattivasse un processo democratico.
Poi, il Ministro della Difesa ha anche confidato che prioritario è l'arresto di ''Mr.Marlboro'', lo jihadista Mokhtar Belmokhtar, che a più riprese è stato dato per morto ma che invece continua a compiere attentati e mietere vittime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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