È veramente fuga dalla Russia dopo l'annuncio della mobilitazione parziale da parte di Putin? Sui social sono apparsi video di code lungo la frontiera tra la federazione e la Finlandia, ma le immagini poi sono risultate vecchie di alcuni giorni. Un indicatore in tal senso può essere dato dalla vendita di biglietti aerei verso l'estero.
Il sito indipendente russo Meduza ha riportato nelle scorse ore la notizia secondo cui su tutti i voli tra Mosca e alcune città straniere ancora raggiungibili, tra queste Istanbul e Yerevan, non si trovano più biglietti. E anche per i prossimi giorni la situazione non sarebbe delle migliori. Non solo, ma su Google Trends ci sarebbe stata una forte impennata nelle ricerche di Aviasales, maggior sito russo per la vendita di biglietti aerei.
Caccia ai voli
Quella delle ricerche su Google e sui social potrebbe essere mera suggestione. Da Mosca o da San Pietroburgo, come del resto prevedibile, non sono arrivate immagini di code ai check in o di fughe precipitose verso i principali scali aerei. È un fatto però che, cercando biglietti aerei dagli aeroporti moscoviti sui vari siti internet, su molti voli è possibile leggere “sold out”.
Dalla capitale russa e dagli altri aeroporti internazionali non sono molte le grandi città straniere ancora facilmente raggiungibili. Le sanzioni, come noto, hanno bloccato i voli da e per l'Europa, gli Stati Uniti e altri Paesi che hanno aderito alle misure anti Mosca. Dalla Russia è possibile però raggiungere ad esempio Istanbul, visto che il governo turco non ha imposto alcuna restrizione.
Da ieri sarebbe possibile riscontrare una decisa impennata di vendite di biglietti verso la metropoli turca. Se qualcuno volesse cercare altri posti disponibili, non troverebbe spazio almeno fino a metà ottobre, sempre secondo Meduza. Circostanza riscontrabile anche per i voli verso Belgrado, altra città raggiungibile grazie alle mancate misure attuate dal governo serbo.
Ci sono poi i voli verso mete più lontane, quali Dubai, Abu Dhabi e Doha. Posti sempre meno disponibili in classe economy, da alcune ore la corsa al biglietto è iniziata anche per i tagliandi più cari in grado di arrivare a un costo di almeno 10mila euro.
Importante monitorare anche il flusso verso capitali di Stati dell'ex orbita sovietica. Yerevan su tutti, raggiungibile con biglietti i cui prezzi sono risultati più che triplicati da alcuni giorni a questa parte. C'è poi Tashkent, capitale dell'Uzbekistan, Paese dove già nel 2014 alcuni russi hanno trasferito aziende per aggirare le prime sanzioni europee.
In generale, pur se al momento è impossibile dare una precisa quantificazione al fenomeno, un certo movimento negli aeroporti russi è ben rintracciabile. In alcuni casi già dalla sera del 20 settembre, giorno in cui era stato annunciato un discorso del presidente Putin, rinviato poi a oggi.
Chi sta scappando
Fino alle scorse ore l'operazione militare avviata da Mosca a febbraio contro l'Ucraina è stata portata avanti dall'esercito regolare. Buona parte dei soldati inviati al fronte provenivano dall'estremo oriente russo, lì dove la composizione etnica appare maggiormente diversificata e dove la popolazione storicamente patisce ampi divari economici con le regioni occidentali della federazione.
Adesso invece anche i russi “europei” sono stati chiamati alle armi. Non tutti, visto che lo stesso Putin ha più volte usato nel suo discorso l'aggettivo “parziale” al fianco di mobilitazione, ma almeno 300.000 riservisti a breve sono destinati a essere raggiunti dalla lettera di convocazione. Si tratta soprattutto di giovani fino ai 35 anni, con una passata esperienza militare e con specifiche competenze. Gente però attiva nella vita civile e non militare e, di conseguenza, probabilmente non molto propensa ad andare in Ucraina.
Sono soprattutto loro a provare la fuga tramite aerei o anche via terra.
L'unica frontiera ancora aperta è quella con la Finlandia, mentre i Paesi baltici hanno già fatto sapere di non voler accettare lo status di rifugiati ai cittadini russi che vorrebbero entrare nei propri territori. Sui social c'è chi parla di possibili movimenti anche verso le frontiere con la Mongolia, ma al momento è difficile verificare la veridicità della notizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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