Svolta tedesca, veto ungherese, incertezze Ue: si infiamma la battaglia sul gas

Giornata sull'ottovolante per la strategia europea sul gas. La Germania vara il piano d'aiuti, 15 Paesi chiedono all'Ue il tetto al gas, Bruxelles vuole mettere il price cap solo sul gas russo ma Budapest minaccia il veto

Svolta tedesca, veto ungherese, incertezze Ue: si infiamma la battaglia sul gas

Mentre la Germania varerà nel pieno della crisi del Nord Stream i suoi aiuti contro la corsa del prezzo del gas in Europa si accende la sfida sul tetto ai prezzi dell'oro blu. E torna in auge l'annoso dilemma sull'Unione Europea che nell'emergenza si divide tra rispetto delle regole e necessità strutturali, con la Commissione che vede diverse burocrazie al suo interno dubbiose.

Scholz in campo contro il caro-gas

Nel primo pomeriggio Berlino ha dato conto del fatto che è stato raggiunto un accordo nel governo tedesco su un nuovo pacchetto d'aiuti volti a frenare i prezzi del gas: lo ha anticipato lo Handelsblatt, secondo il quale l'intesa prevede una spesa tra i 150 e i 200 miliardi di euro, pari a una somma di risorse ammontanti fino a quasi il 5% il Pil tedesco. Alle 14 il cancelliere Olaf Scholz, il ministro alle Finanze Christian Lindner ed il ministro all'Economia Robert Habeck, figure di riferimento della coalizione tra Spd, Liberali e Verdi che governa a Berlino hanno annunciato in conferenza stampa il piano.

Scholz è stato chiaro: di fronte alla prospettiva che "presto il gas non sarà più rifornito dalla Russia" la Germania deve muoversi oltre l'ordinario e programmare scelte strategiche.

Un whatever it takes alla Draghi quello di Scholz, che ha parlato di un piano di cui è nota la taglia ma non ancora i contenuti definitivi. Ma è bastato sentire il leader Spd ricordare che "il governo tedesco farà tutto ciò che è in suo potere per abbassare i prezzi [dell'energia]" per far scendere di oltre il 10% i prezzi del gas sul mercato europeo Ttf, a 185 dollari al MWh. Scholz, collegato da remoto in quanto ancora in quarantena a seguito di un'infezione da COVID-19, ha dichiarato: "stiamo mettendo su un grande ombrello difensivo che doteremo con 200 miliardi di euro". L'annuncio ha fatto seguito a giorni di negoziati tra i tre big sulla coalizione su come rispondere a quella che Lindner ha descritto come una "guerra energetica" lanciata dalla Russia, accelerati dall'indesiderato incidente di Nord Stream, che in caso di sabotaggio corrisponderebbe a una mossa ostile alla Germania.

Ancora molti gli ostacoli da superare, va detto: il governo federale non ha ancora raggiunto alcun accordo sull'abbandono della sovrattassa sul consumo del gas, che intendeva introdurre per tutti gli utenti dal primo ottobre prossimo, proposta da Habeck per finanziare manovre d'emergenza come la nazionalizzazione di Uniper e gli aiuti a altri big in crisi. Il previsto onere di 2,49 euro per chilowattora sarebbe a carico sia delle aziende sia delle famiglie. In particolare, un nucleo abitativo di quattro persone vedrebbe la bolletta del gas aumentare di fino a 500 euro al mese. La proposta di Habeck è stata presto sommersa dalle critiche, provenienti sia dall'opposizione sia dalla maggioranza, in particolare da Lindner. Lo stesso ministro dell'Economia e della Protezione del clima ha espresso dubbi sulla costituzionalità del provvedimento, che ora con la manovra Scholz vorrebbe sterilizzare ricorrendo all'uso strategico del debito come fatto, da Ministro delle Finanze di Angela Merkel, contro lo tsunami recessivo del Covid-19.

La volontà chiara è stata quella di annunciare misure di stop al caro-bollette e alla tempesta del gas in parallelo alla rivendicazione della crescente indipendenza dalla Russia. "Importiamo gas da altri Paesi, utilizziamo le capacità di tanti porti all'est e al nord, i nostri stoccaggi sono al 90%", ha dichiarato Olaf Scholz in conferenza stampa a Berlino, spiegando che "le centrali di carbone continuano a funzionare", mentre due delle ultime tre centrali nucleari "continuano a lavorare fino ad aprile 2023".

Secondo lo schema proposto, lo stato fisserà un limite per i prezzi del gas e pagherà la differenza tra tale limite e ciò che gli importatori di gas pagano sul mercato mondiale. L'annunciato piano per un tetto al prezzo del gas richiederà l'assunzione di grandi quantità di nuovo debito – risultando una questione politicamente sensibile, con Lindner che in precedenza ha insistito sul fatto che la Germania deve aderire al suo vincolo del pareggio di bilancio sancito costituzionalmente a partire dal prossimo anno. In base al compromesso proposto, il governo utilizzerà una deroga per finalizzare il tetto del prezzo del gas attraverso un fondo speciale che non rientra nella regola del freno all'indebitamento. Il governo utilizzerà un fondo di stabilizzazione economica inizialmente istituito per ammortizzare le aziende dalle ricadute della crisi del coronavirus.

La battaglia in Europa

Scholz e il suo governo sdoganano dunque la possibilità di un intervento politico a sostegno del settore energetico in crisi e dunque di un superamento delle logiche binarie della dialettica Stato-mercato. Sarà difficile, a questo punto, per Berlino insistere sul blocco al tetto al gas in Europa legato alla titubanza di Berlino al piano presentato da Mario Draghi e Emmanuel Macron in estate. La Commissione Europea sta iniziando a lavorare alla proposta di un tetto al gas per ovviare a possibili slavine di mercato legate al blocco delle forniture dalla Russia, ma la strada è in salita.

Mentre a Berlino si annunciava il whatever it takes energetico e alla vigilia della riunione dei ministri Ue dell'Energia, a Bruxelles è arrivata la lettera di quindici Paesi europei, Italia compresa, sulla necessiità di accelerare sul price cap. "Occorre introdurre il price cap, non dico per tornare ai prezzi di un anno e mezzo fa ma almeno per evitare certi picchi inaccettabili. Poi occorre disaccoppiare il prezzo dell'energia per slegare almeno quella prodotta con le fonti rinnovabili da quello del gas". Lo ribadisce in un'intervista a La Stampa, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. La lettera, a detta del ministro, "rappresenta un macigno. Se un'istanza di questo livello fosse ignorata bisognerebbe farsi qualche domanda". Cingolani sottolinea anche che "la borsa del gas di Amsterdam non funziona: il Ttf non riflette assolutamente la situazione del mercato e le quotazioni sono innaturali".

In Europa c'è maretta. nel documento informale inviato dalla Commissione agli ambasciatori Ue, in vista del consiglio straordinario Energia manca qualsiasi riferimento a un tetto al prezzo del gas generico, e si consiglia di indirizzare le misure di contrasto ai prezzi dell'energia verso un tetto al prezzo del gas russo e, allo stesso tempo, verso una contrattazione con gli Stati fornitori che l'Ue può considerare affidabili, come la Norvegia. Minore invece la contentezza per l'ipotesi di un tetto generalizzato al prezzo del gas, che già a inizio guerra d'Ucraina fonti europee che eravamo stati in grado di consultare, ritenevano in grado di aprire una battaglia esistenziale sulle regole europee. "Aprire al tetto europeo ai prezzi imporrebbe di ripensare le politiche comunitarie in tanti campi: aiuti europei alle imprese strategiche, aggregazioni industriali, tlc, semiconduttori”: questo il pensiero di chi sa che la guerra russo-ucraina, più ancora del Covid-19, può consolidare un cambio di rotta in Europa partendo proprio dai prezzi dell'energia. Quanto IlGiornale.it è stato in grado di apprendere nelle ultime settimane da fonti europee conferma questa dinamica: diversi burocrati della Commissione temono che approvare politicamente un tetto ai prezzi del gas aprirebbe il Vaso di Pandora e alla fine delle regole europee.

E se da un lato si può pensare alla manovra di tetto al prezzo del gas russo, da introdursi tramite sanzioni, comunque come a un primo passo verso un tetto totale, dall'altro va pensato al fatto che c'è un elefante nella stanza dell'Unione Europea dotato di potere di veto, l'Ungheria. Le speranze dei burocrati europee più conservatori sono oggi riposte nella volontà di Viktor Orban di mettere il veto su qualsiasi nuova mossa energetica contro la Russia, da decidere con l'unanimità nel Consiglio Europeo. "L'Ungheria non può sostenere l'ottavo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia se esso conterrà sanzioni energetiche", ha dichiarato Gergely Gulyas, capo di gabinetto del premier ungherese. "Finora l'Ungheria ha fatto molto per mantenere l'unità europea, ma se il pacchetto contiene sanzioni nel campo dell'energia, allora non possiamo sostenerlo. Stiamo aspettando la bozza esatta dell'ottavo pacchetto di sanzioni, la studieremo attentamente, poi si potrà parlare, ma l'Ungheria non può sostenere sanzioni nel campo dell'energia", ha aggiunto.

Una mossa alternativa che l'Ue ha in mano è quella del tetto all'elettricità, "derivata prima" del gas. Tra le proposte informali dell'Ue si parla, di fatto, di un primo tentativo di espandere su scala europea il decoupling fatto sul modello spagnolo e portoghese su base nazionale nell'attesa della riforma del mercato elettrico che potrebbe arrivare alla fine dell'anno. "La Commissione è pronta a discutere lo un quadro temporaneo dell'Ue per limitare l'influenza degli alti prezzi del gas sulla formazione dei prezzi dell'elettricità. Un'opzione potrebbe essere quella di fissare un tetto massimo al prezzo del gas nella nella produzione di energia elettrica a un livello che contribuisca a far scendere i prezzi dell'elettricità senza senza che ciò comporti un aumento generale del consumo di gas. Il differenziale di costo tra il prezzo e i prezzi di mercato sarebbe a carico del sistema elettrico degli Stati membri, sulla base dell'intervento di emergenza nel mercato dell'elettricità proposto il 14 settembre.

Una mossa molto complementare a quella tedesca. In ogni caso, la consapevolezza è che la battaglia energetica sarà ancora molto lunga. E porterà a profondi e strutturali cambi di paradigma su scala paneuropea.

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