Il giorno dopo di Bruxelles. Così la città si è svegliata dopo gli attentati

Stazione sotto stretta sorveglianza e aeroporto chiuso. Le scuole sono aperte, ma sulla capitale pesano 34 vittime

Un Manneken Pis avvolto nella bandiera belga
Un Manneken Pis avvolto nella bandiera belga

Il risveglio di Bruxelles deve farsi carico questa mattina del peso di trentuno vittime, morte sotto i colpi di un odio efferato, colpite all'aeroporto di Zavantem o nella metropolitana, mentre andavano al lavoro o si preparavano a partire per un viaggio, nella loro quotidianità.

Il giorno dopo gli attentati alla capitale belga, la città è ancora sotto shock, ma prova a ricercare una sua normalità, nei mezzi che riprendono a circolare normalmente e nelle scuole che sono aperte, pronte ad accogliere studenti e insegnanti, anche se oggi non è un giorno di lezione come tutti gli altri.

L'aeroporto, il luogo del primo attacco, si erge a segnale che qualcosa di diverso c'è. È chiuso e lo sarà fino a domani, come ferma è la metropolitana che passa da Maelbek e da Schuman, nel quartiere europeo, dove i jihadisti hanno colpito, sventrato un convoglio carico di passeggeri. Dove ora possono entrare solo gli inquirenti, per raccogliere elementi di prova e cercare di capire.

Poliziotti e soldati pattugliano la città e la stazione centrale è forse il punto più controllato dell'intera città. Nessun metal detector questa mattina, ma molti uomini armati e controlli veloci ma precisi.

Più lontano, al confine con la Germania, la quantità di controlli in atto spiega bene una situazione di grande tensione, in cui ci si attendeva qualcosa, un attacco forse, che non si è stati in grado di fermare in tempo.

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