L'imprenditore statunitense Jeff Bezos, l'uomo che ha creato Amazon, sottoposto ad attacchi hacker, che sarebbero partiti da Riad.
La notizia circola da qualche settimana, ma un'inchiesta del Guardian, che è stata riportata da Repubblica, sembra convalidare questa tesi, oltre a rendere noto anche qualche ulteriore particolare. Intanto, ad essere "hackerato", sarebbe stato il telefonino personale del magnate. Il periodo interessato, poi, può legarsi in maniera inevitabile con un grande caso mediatico di questi ultimi anni: l'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, per cui sono state condannate a morte cinque persone alla fine dello scorso dicembre. Altri soggetti ritenuti responsabili, invece, sono stati condannati a quasi trent'anni di regime carceraio. Khashoggi - com'è noto- scriveva per il Washington Post, di cui Jeff Bezos è il prorietario. Si dice che il cellulare del secondo uomo più ricco del mondo sia stato interessato dall'azione informatica a partire da cinque mesi prima dell'omicidio di Khashoggi. E questo già di per sè costituisce un elemento che può essere tenuto in considerazione. Ma la novità principale, a ben vedere, è un'altra. E il quadro, nel caso venisse confermato, potrebbe essere sottoposto ad indagine completa.
Stando a quanto ripercorso dalla fonte sopracitata, infatti, tutto sarebbe avvenuto sull'app WhatsApp. E la chat mediante cui Riad sarebbe riuscita a carpire alcune informazioni di Bezos non è proprio quella di un utente qualunque: " Il primo maggio del 2018 Bezos ricevette un messaggio via WhatsApp apparentemente inviato dall'account personale di Bin Salman, con il quale il magnate americano stava intrattenendo un cordiale scambio online", si legge su Repubblica. Il figlio del re saudita, insomma, potrebbe avere un ruolo in tutta questa vicenda.
Il più classico dei virus in grado di produrre un "hackeraggio", quindi, ma proveniente da una conversazione intrapresa tra Jeff Bezos e il principe ereditario Bin Salman. Una ricostruzione che farà senza dubbi discutere. Il presunto coinvolgimento nel saudita nell'omicidio Khashoggi, peraltro, è discusso almeno dal novembre del 2018.
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