Negli Stati Uniti sono state avanzate in questi giorni accuse a carico delle autorità saudite, indiziate di avere condotto attacchi hacker contro Jeff Bezos, patron di Amazon.
Secondo Gavin de Becker, investigatore privato attualmente al servizio del manager americano, le chat telefoniche di Bezos sarebbero state recentemente violate dai servizi di sicurezza di un Paese straniero. Il cellulare dell’amministratore delegato di Amazon, a detta di de Becker, sarebbe stato infatti oggetto di“infiltrazioni hacker” condotte da personale ben addestrato in materia di guerra cibernetica.
L’investigatore ha quindi accusato l’intelligence di Riad di avere effettuato l’attacco in questione e di avere trafugato, dalla memoria interna dello smartphone di Bezos, centinaia di informazioni di carattere privato. Sempre secondo de Becker, gli ufficiali della nazione araba avrebbero poi trasmesso a diversi giornali scandalistici americani, tipo il National Enquirer, i particolari “compromettenti” delle conversazioni telefoniche del manager.
Relativamente alle motivazioni alla base di tale massiccia violazione saudita della privacy del patron di Amazon, l’investigatore ha attribuito alla Casa reale mediorientale la volontà di attuare una ritorsione nei confronti del miliardario statunitense. La monarchia di Riad, in particolare il principe ereditario Mohammad bin Salman, avrebbe infatti pianificato l’attacco hacker contro Bezos, accusa de Becker, quale rappresaglia per le numerose inchieste condotte dal quotidiano di proprietà del manager, il Washington Post, sul caso-Khashoggi. Il giornale in questione, negli ultimi mesi, aveva ripetutamente accusato il principe ereditario in persona di avere ordinato l’uccisione dell’editorialista.
La tesi dell’investigatore privato non ha suscitato, per il momento, commenti ufficiali da parte di Mohammad bin Salman, mentre ha immediatamente provocato la reazione indignata di Ibrahim Abdulaziz Al-Assaf, ministro degli Esteri di Riad. Egli ha infatti negato il coinvolgimento dell’Arabia Saudita in qualsiasi attività di hackeraggio ai danni di cittadini di altri Paesi, etichettando poi le accuse pronunciate da de Becker come “oltraggiose”.
Anche gli editori delle riviste scandalistiche americane, accusate dallo stesso investigatore di avere ricevuto direttamente da ufficiali sauditi i dettagli compromettenti contenuti nelle chat private di Bezos, si sono dichiarati estranei alla vicenda. Ad esempio, American Media Inc, società che distribuisce il National Enquirer, ha assicurato di non avere mai impiegato, per i propri scoop, materiale ricavato grazie a cyber-attacchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.