Hong Kong, chiude l'ultima libreria non soggetta alla censura cinese

Ha suscitato forti preoccupazioni la chiusura della People's Bookshop, l'ultima libreria di Hong Kong non ancora soggetta alla censura governativa della Repubblica Popolare Cinese. Un avvenimento che segue di qualche anno la misteriosa sparizione di cinque librai hongkonghesi avvenuta nel 2015

Hong Kong, chiude l'ultima libreria non soggetta alla censura cinese

La lunga mano del controllo governativo cinese si fa sentire sempre di più, anche in territori statali tradizionalmente autonomi come quello di Hong Kong. Come riportato dal quotidiano inglese The Guardian, è notizia di oggi quella della chiusura della People's Bookshop, l'ultima libreria hongkonghese che ancora vendeva testi considerati scomodi dal Partito Comunista Cinese e per questo banditi dalle regioni della Cina continentale. Il piccolo negozio, ubicato nel popolare quartiere di Causeway Bay, venne aperto nel 2004 dal libraio Paul Tang dopo che quest'ultimo aveva intuito le potenzialità che poteva avere il mercato dei libri censurati, liberamente vendibili ad Hong Kong grazie alle leggi più permissive concesse alla regione dal governo di Pechino. È lo stesso Tang a raccontarlo intervistato dal Guardian: "È stato un periodo folle. Le case editrici stampavano un titolo dopo l'altro, e riuscivamo a vendere un centinaio di libri al giorno". Tra le pubblicazioni maggiormente vendute nella People's Bookshop vi erano tra le altre cose libri sulla Rivoluzione Culturale maoista e sulla rivolta di Piazza Tienanmen del 1989, biografie sulla vita privata di Mao, nonché testi di sessuologa come manuali sul sesso orale o sul sadomaso.

Un iniziale successo che però col tempo è andato a scontrarsi con la volontà mai nascosta delle autorità cinesi di riprendersi gradualmente il totale controllo di Hong Kong, ex colonia del Regno Unito fino al 1997 e da allora entrata in un regime amministrativo speciale che secondo i termini legislativi dovrebbe durare sino al 2047. Pur rimanendo infatti un territorio dello stato cinese, Hong Kong viene amministrata da un governo separato da quello di Pechino, mantenendo inoltre maggiori libertà giuridiche e economiche che consentono ai propri cittadini - secondo la cosiddetta politica "Un Paese, due sistemi", varata da Deng Xiaoping nel 1980 - di godere di gran parte di quelle libertà politiche e diritti civili negati invece ai loro compatrioti nella Cina continentale, compresa quella di poter accedere ad ogni tipo di informazione.

Proprio l'acuirsi delle tensioni, tra i cittadini honkonghesi che chiedevano maggiore democrazia e l'autorità centrale cinese, portò nel 2014 alle proteste studentesche note come Rivoluzione del ombrelli; mentre è del mese scorso la notizia della messa al bando dell'Hong Kong National Party, il movimento indipendentista locale che mira ad ottenere la piena autonomia del territorio. Nel commentare la chiusura della libreria People's Bookshop l'attivista Joshua Wong, uno dei leader del movimento Occupy Central - principale organizzatore delle proteste del 2014 - ha dichiarato: "Questo segna la prova definitiva della mancanza di libertà di Hong Kong". Affermazioni condivise anche da Benedict Rogers, co-fondatore e presidente dell'Ong Hong Kong Watch: "Hong Kong era una finestra aperta sulla Cina, un santuario per quei libri che dicono la verità su quello che avviene sulla terraferma. Ma la libertà di espressione e di stampa è stata significativamente erosa negli ultimi anni e la chiusura delle librerie che vendono libri vietati è un ulteriore esempio di tutto questo." e da Melinda Ye, acquisition editor presso la Chinese University Press: "Da quando il governo cinese ha aumentato la stretta sull'editoria, l'industria ha subito un calo significativo e i libri vietati non sono stati mai più pubblicati".

Anche l'attivista ed ex vice segretaria generale dell'organizzazione pro-democrazia Demosisto Agnes Chow Ting esprime il suo parere sulla vicenda: "Questa è una situazione molto preoccupante. Molte librerie sono sbarrate con le catene e le case editrici di Hong Kong sono ormai tutte controllate dagli uffici del governo cinese". Nel marzo di quest'anno, la Chow Ting salì agli onori delle cronache per essere stata esclusa dalle candidature per le elezioni legislative in quanto appartenente ad un movimento che, promuovendo l'autodeterminazione della regione, andava contro la stessa costituzione di Hong Kong, nella quale è chiaramente specificato come il territorio sia parte inalienabile dello stato cinese.

Non è peraltro la prima volta che i funzionari del Partito Comunista cercano in ogni modo di limitare la libertà di stampa nella regione, e con essa la diffusione di testi ritenuti contrari alle istituzioni governative o alla morale comune (la censura di Pechino non viene applicata infatti solo alla politica ma anche ad argomenti come la religione ed il sesso).

Un caso celebre avvenne nel 2015, quando tra i mesi di ottobre e dicembre sparirono misteriosamente cinque librai ed editori hongkonghesi di Causeway Bay legati alla casa editrice Mighty Current, specializzata in libri proibiti dal governo. Da allora i cinque uomini sarebbero detenuti, o comunque sottoposti a regimi di stretta sorveglianza, all'interno della Repubblica Popolare Cinese.

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