I grandi marchi di abbigliamento dichiarano guerra a Bolsonaro

La decisione delle grandi sigle internazionali è stata condannata dal governo del Brasile, che ha ribadito la “sensibilità ambientale” di Bolsonaro

I grandi marchi di abbigliamento dichiarano guerra a Bolsonaro

I grandi marchi internazionali di scarpe e di abbigliamento hanno in questi giorni annunciato il boicottaggio delle materie prime provenienti dal Brasile, quale “ritorsione” per le politiche ambientali “irresponsabili” attribuite al leader verdeoro Jair Bolsonaro.

Aziende tessili come Timberland, The North Face, Vans ed Eastpak, controllate dalla società statunitense VF Corporation, hanno infatti dichiarato che non acquisteranno più cuoio dal Paese latinoamericano e hanno giustificato tale mossa rimarcando la loro “indignazione” derivante dalla recente devastazione dell’Amazzonia.

La valenza anti-Bolsonaro dello stop agli acquisti di pellame originario del Brasile emerge direttamente da un comunicato diffuso ultimamente dalla stessa VF Corporation. Nella nota in questione, il gruppo Usa afferma innanzitutto che i propri marchi non saranno mai complici di “governi colpevoli di rovinare l’ambiente”. Il documento prosegue quindi sottolineando l’“estrema drammaticità” delle immagini, rilanciate in questi giorni dalle tv di tutto il mondo, dei roghi che si propagavano nel polmone verde del pianeta. Infine, la società americana precisa che il cuoio importato dalla nazione verdeoro ha costituito finora solo una “piccola parte” delle materie prime impiegate nella produzione dei rispettivi capi d’abbigliamento e che, di conseguenza, lo stop all’acquisto di tale risorsa straniera non produrrà gravi ripercussioni sull’attività produttiva di VF Corporation.

La scelta dei grandi marchi di scarpe e di abbigliamento ha subito provocato la dura reazione dell’esecutivo del Brasile. Ricardo Salles, ministro dell’Ambiente del Paese sudamericano, ha bollato come “irragionevole” la sortita delle multinazionali statunitensi, ribadendo il fatto che gli incendi esplosi nella foresta amazzonica sarebbero ormai “sotto controllo” e che gli stessi non sarebbero affatto da attribuire all’“incapacità” del Capo dello Stato verdeoro in carica.

Salles ha quindi eivdenziato la sensibilità ambientale dell’attuale leadership brasiliana, determinata a “preservare la biodiversità” caratteristica del polmone verde del pianeta, e ha contestualmente condannato l’abitudine dei media locali e stranieri di affibbiare a Bolsonaro l’appellativo di “presidente amico degli allevatori e nemico dell’ambiente”.

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