L'Ue si trova oggi ad affrontare un momento molto critico, sebbene la rielezione di Emmanuel Macron, pur se accompagnata dal malcontento di tanti francesi, abbia in un certo senso garantito la sua tenuta.
Intervistato da Italia Oggi, Vittorio Emanuele Parsi, docente dell'Università Cattolica, analizza l'Unione europea di oggi, ed individua delle cause precise che hanno provocato l'ondata d'insoddisfazione che sta avanzando. Per anni, secondo il dirigente dell'Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali, l'Ue ha guardato solo ai mercati internazionali, cercando di essere un competitor economico credibile, ma poco o nulla ha fatto per fortificarsi come soggetto politico e cultuale, e non ha difeso abbastanza il mercato interno. La rabbia crescente di oggi, dunque, non deve stupire. Come non deve stupire il fatto che alle elezioni francesi così tanti elettori abbiano votato per Marine Le Pen.
"Se al ballottaggio al posto della Le Pen fosse andato Jean-Luc Mélenchon forse il risultato sarebbe stato diverso", spiega Parsi. "Alla fine, il fronte contro la Le Pen è stato più forte di tutto. E per fortuna, dico io, altrimenti oggi discuteremo della disgregazione dell'Unione europea", commenta. "Il neo presidente ha 5 anni per dare risposta alla rabbia del Paese, che lui stesso ha riconosciuto nel suo primo discorso dopo la rielezione, e per contribuire a costruire una nuova Unione europea, che si liberi dei lasciti tedeschi".
Secondo Parsi, infatti, per rispondere alla rabbia sociale dilagante bisogna trovare e proporre politiche economiche nuove. Per il docente l'Unione europea è arrivata a questo punto di crisi, messa in rilievo anche da quanto sta accadendo in Ucraina, grazie a Gerhard Schroder ed Angela Merkel. Entrambi avrebbero una grossa responsabilità in tutto questo.
"Con le loro scelte, finalizzate a tutelare e rafforzare gli interessi tedeschi, hanno condizionato la politica europea", spiega Parsi. "Macron è stato l'unico tra i leader europei ad avere un'idea di Europa che va al di là del mercato unico, ora c'è anche Mario Draghi", aggiunge.
C'è necessità di un programma aperto al futuro, insiste il professore. Un modello economico nuovo che favorisca la domanda interna e sostenga in redditi bassi.
"Gli Usa soffrono meno di noi in questa fase anche perché hanno sempre tutelato il mercato interno, lo stesso sta cercando di fare anche la Cina. Dipendere dall'estero significa essere più vulnerabili ma anche più poveri", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.