Di questi tempi affermare che la natura umana è predominante sul genere e anche una donna è tale solo se ha una vagina, può essere rischioso. La politica identitaria e l'ideologia woke si sono infatte diffuse a macchia d'olio dagli Stati Uniti alle università di tutto il mondo anglosassone, generando un clima di oppressione che minaccia la libertà di espressione e di parola in luoghi dove il confronto dovrebbe essere una regola base. Nelle scorse settimane abbiamo più volte citato il caso di Kathleen Stock, professoressa di Filosofia dell'Università del Sussex, nel Regno Unito, costretta a dimettersi dopo una lunga serie di minacce e insulti. La docente, lesbica e femminista con una moglie e due figlie, in barba alla follia gender, aveva detto una cosa di semplice buon senso: il sesso biologico rimane predominante e le persone transgender non dovrebbero frequentare gli spazi riservati alle donne come spogliatoi e bagni. Non ha retto alla campagna d'odio orchestrata ai suoi danni dalle associazioni transgender e ha dovuto abbandonare il suo luogo di lavoro, lasciata sola anche dalle istituzioni e dai colleghi di lavoro.
Follia liberal in Scozia
L'ennesimo caso della follia woke arriva ora dalla Scozia e a segnalarlo è il sito americano RealClearInvestigations. Risale a poche settimane fa. Lisa Keogh, una studentessa di 29 anni e madre di due figli, stava frequentando una lezione online su genere, femminismo presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Abertay University di Dundee quando ha espresso una semplice e banale critica a ciò che stava sentendo. "Stavamo parlando di diritti per le donne, e ho detto che non credo che una donna transgender sia davvero una donna", ha detto Keogh. "Ho detto che la mia definizione di donna è qualcuno con una vagina" ha sottolineato la studentessa affermando, in disaccordo con un altro punto di vista espresso nello stesso incontro, che non tutti gli uomini sono stupratori. Apriti cielo! Alcuni studenti di sinistra hanno accusato Keogh di "fare commenti offensivi e comportarsi in modo irrispettoso durante la discussione in classe".
La polizia del pensiero ha colpito, ancora una volta: l'università ha avviato un'indagine formale, sostenendo, come ha poi spiegato un portavoce dell'ateneo ai media scozzesi, che la stessa Abertay era "legalmente obbligata a indagare su tutte le denunce". Sembra surreale che una discussione nata in un'aula universitaria abbia portato l'ateneo a perseguire una persona per aver espresso la sua idea, ma questi sono i frutti avvelenati dell'ideologia woke, totalitaria proprio perché non ammette né dialettica né opinioni differenti. Dopo due mesi passati a spiegare la sua posizione al comitato etico dell'università, Lisa Keogh è stata scagionata da ogni accusa. Ma il trattamento che ha subito per aver messo in discussione l'ideologia transgender la dice lunga sul clima che si respira in molti atenei anglosassoni. Un incubo arcobaleno.
Mobbing contro la studentessa che ha sfidato il politically correct
Risultato? Anche se Lisa Keogh è stata "scagionata" dall'ateneo dalle assurde accuse che sono state mosse contro di lei, dovrà cambiare città. Come scrive RealClearInvestigations, infatti, Keogh ha intentato una causa contro l'università per lo stress, l'ansia e la perdita di sonno, sostenendo inoltre che il processo ha danneggiato le sue possibilità di ottenere un lavoro. "Sono diventata una figura piuttosto controversa", spiega Keogh. "Qualcuno, in uno studio legale, mi ha spiegato che gli avvocati non possono nemmeno dire di essere d'accordo con quello che sostengo.
Un'amica mi ha detto che non ha alcun senso cercare lavoro a Dundee". La ex studentessa se ne andrà altrove, sperando che l'inquisizione politicamente corretta non la segua e non le rovini la vita più di quanto ha già fatto finora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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