Indonesia, accuse alla polizia: "Usa serpenti per terrorizzare detenuti"

L’esecutivo di Giacarta ha reagito alle denunce avanzate dalle associazioni umanitarie etichettandole come “patetiche” e “diffamatorie”

Indonesia, accuse alla polizia: "Usa serpenti per terrorizzare detenuti"

La polizia indonesiana è stata accusata da diverse organizzazioni per i diritti umani di “brutalità ai danni delle persone arrestate”.

Secondo le associazioni umanitarie, gli agenti di pubblica sicurezza del Paese asiatico utilizzerebbero, durante gli interrogatori, “spietati metodi di tortura” nei confronti dei soggetti incarcerati. Una delle pratiche più “raccapriccianti” consisterebbe nell’impiego, da parte delle forze dell’ordine, di “serpenti vivi”, sia velenosi sia innocui, per “terrorizzare i detenuti”.

Veronica Koman, responsabile di un team legale internazionale impegnato nella difesa delle libertà fondamentali dei singoli, ha di recente fornito, tramite i social, “particolari agghiaccianti” di tale nuovo metodo di tortura. Sulla base di testimonianze fornitele da alcuni ex prigionieri, la Koman ha affermato che le autorità di Giacarta, una volta condotti in cella gli individui arrestati, lascerebbero questi ultimi, con “mani e piedi legati”, “in compagnia di serpenti”. Tale “strategia del terrore” sarebbe stata concepita dalle forze dell’ordine del Paese asiatico al fine di ottenere, a detta dell’attivista, “confessioni più rapide” da parte dei presunti autori di reati.

Sempre secondo la referente del team legale, il metodo di tortura in questione verrebbe impiegato principalmente nei confronti dei “militanti per l’indipendenza della provincia di Papua”. Tale territorio, situato nell’Est della nazione islamica, è stato infatti segnato in questi mesi dall’esplosione di moti secessionistici, diretti a combattere l’“oppressiva” dominazione indonesiana. Impiegando serpenti durante gli interrogatori a carico degli esponenti indipendentisti, la polizia indonesiana, sostiene la Koman, mirerebbe quindi a fiaccare “tramite il terrore” la campagna antigovernativa sviluppatasi nella provincia orientale.

L’esecutivo di Giacarta ha reagito alle denunce avanzate dalle associazioni umanitarie etichettandole come “patetiche” e “diffamatorie”.

Le autorità del Paese islamico hanno comunque ribadito il loro “diritto sovrano” di adottare “tutti i provvedimenti necessari” a stroncare nel territorio nazionale “qualsiasi cospirazione secessionistica o terroristica”.

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