L’Iran si schiera contro il terrorismo. Ecco quanto recita il nuovo disegno di legge approvato stamane dal Parlamento iraniano che vieta ogni forma di finanziamento con finalità di appoggio e sostegno a qualsiasi attività terroristica, condotta all’interno dei confini nazionali o internazionali.
Il via libera all’adozione di questa nuova legge scaturisce dalla ferma volontà del governo di Teheran di salvare l’accordo nucleare di Vienna, firmato nel luglio 2015 da Iran, Gran Bretagna, Cina, Francia, Germania, Russia, Stati Uniti e Unione europea.
L’antica Persia vuole continuare a rispettare l’intesa nucleare sottoscritta con gli altri partner internazionali, nonostante la decisione presa dal presidente Donald Trump riguardante il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal patto di Vienna.
La nuova legge iraniana ha trovato il consenso stamattina del parlamento, ma è in fase di analisi da parte del Consiglio dei Guardiani della Costituzione, che vaglierà dettagliatamente se la proposta di legge avanzata rispetti l’indipendenza politica di Teheran e allo stesso tempo onori le norme internazionali, dettate dalla Convenzione dell’Onu sulla soppressione di qualsiasi forma di supporto economico al terrorismo.
“Né il presidente né io possiamo garantire che tutti i problemi saranno risolti se aderiamo alla Convenzione delle Nazioni Unite”, ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. “Ma posso assicurare che non aderire (alla Convenzione dell’Onu) darà agli Stati Uniti più scuse per aumentare i nostri problemi”.
Gli stati firmatari dell’accordo nucleare di Vienna hanno ribadito la loro volontà di continuare a rispettare il patto e i legami commerciali con Teheran.
Rispettivamente, però, i paesi della comunità internazionale chiedono a gran voce all’Iran di aderire alla Convenzione delle Nazioni Unite sul rifiuto e sulla partecipazione statale ad attività criminali collegati al terrorismo. Questa è una condizione chiave che Teheran dovrà accettare, pena la caduta del patto di Vienna e la forte ripercussione delle pesanti sanzioni economiche inflitte recentemente da Washington.
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