Irlanda, stop alle importazioni dai territori occupati da Israele

L’“ok” del parlamento di Dublino al blocco delle importazioni di beni provenienti dagli “illegittimi insediamenti israeliani in Cisgiordania” è stato subito bollato dall’esecutivo Netanyahu come una presa di posizione “ipocrita e antisemita”

Irlanda, stop alle importazioni dai territori occupati da Israele

Il parlamento irlandese ha approvato di recente una legge diretta a interdire le importazioni nell’“isola di smeraldo” di merci provenienti dai “territori occupati da Israele”.

Il provvedimento in questione, dopo essere stato votato lo scorso dicembre dal Senato, è stato infatti ultimamente ratificato in seconda lettura dal Dáil Éireann, la Camera bassa dell’assemblea legislativa nazionale. La normativa entrerà in vigore non appena sarà vidimata dal presidente della repubblica, Michael D. Higgins.

La legge è stata promossa da tutti gli esponenti dell’opposizione (socialisti, laburisti, socialdemocratici, indipendenti), ai quali si sono uniti all’ultimo istante i deputati del Fianna Fail, partito che, con i suoi voti, tiene in piedi l’esecutivo Varadkar. Il sostegno offerto da tale forza politica di maggioranza è stato quindi decisivo per l’approvazione della normativa anti-Israele da parte del Dáil.

Il provvedimento incriminato vieta l’ingresso nell’Éire di prodotti realizzati in Cisgiordania, qualificata come soggetta a un’“illegale occupazione straniera”. Le disposizioni della legge voluta dai partiti di opposizione presentano infatti il “boicottaggio” delle merci originarie dei territori controllati dall’esercito dello Stato ebraico come una “ritorsione proporzionata” alla “sfacciata violazione”, perpetrata dalle autorità di Gerusalemme, del “diritto dei Palestinesi all’autogoverno”.

L’“ok” del parlamento di Dublino al blocco delle importazioni di beni provenienti dai “territori occupati militarmente da Israele” è stato subito bollato dall’esecutivo Netanyahu come una presa di posizione “ipocrita e antisemita”. Lo stesso premier dello Stato ebraico ha quindi affermato che il provvedimento varato dal Dáil rischia, paradossalmente, di “danneggiare gravemente gli stessi abitanti della Cisgiordania”, celebrati dai deputati irlandesi come “martiri del militarismo sionista”.

Il primo ministro ha infatti ricordato che, nelle industrie che realizzano i prodotti oggetto del divieto, lavorano prevalentemente “operai palestinesi”. Di conseguenza, la contrazione delle vendite verso l’Irlanda, provocata dall’entrata in vigore della normativa incriminata, si tradurrà, a detta del leader del Likud, in “tagli salariali e licenziamenti” ai danni della manodopera in questione.

Le autorità di Dublino hanno immediatamente provato a stemperare i malumori israeliani assicurando a Netanyahu che il presidente Higgins, incaricato di esercitare un vaglio di conformità costituzionale nei confronti della controversa legge, si “rifiuterà di promulgare” quest’ultima.

A sostegno del “boicottaggio” delle merci realizzate in Cisgiordania si sono invece schierati esponenti del governo di Ramallah.

Ad esempio, Rami Hamdallah, primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese, si è ufficialmente “complimentato” con i deputati irlandesi e ha poi indicato il divieto varato di recente dal parlamento dell’Éire come uno “splendido gesto di coraggio”.

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