Grande timore negli Stati Uniti per l'uscita - il prossimo 4 ottobre - di Joker, il thriller dedicato al personaggio della Dc Comics diretto da Todd Phillips con protagonista Joaquin Phoenix e vincitore del Leone d'oro al miglior film alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. L'uscita della pellicola ha generato una vera e propria psicosi negli Stati Uniti, dove si teme un nuovo Massacro di Aurora, quando nella notte tra il 19 e il 20 luglio James Holmes, ex dottorando di neuroscienze ventiquattrenne, sparò durante la proiezione della prima del film Il cavaliere oscuro - Il ritorno in un cinema, uccidendo 12 persone e ferendone 58. Il killer gettò due bombole di gas lacrimogeno e sparando con una calibro 12 contro il pubblico, affermò: "I'm Joker, I'm Joker!".
Una ferita ancora aperta. Tant'è che, come riporta l'Agi, le più grandi catene cinematografiche americane hanno proibito di indossare maschere, costumi e armi giocattolo alla proiezione di Joker e Landmark Theatres ha scritto sul proprio sito che "nessuna maschera, volto dipinto o costume sarà tollerato nei nostri cinema". Amc Theatres, la più grande catena cinematografica degli Stati Uniti con oltre 600 sale, ha dichiarato che "stanno lavorando con le forze dell'ordine" e che la loro politica consente ai membri del pubblico di indossare costumi ma "non consentiamo maschere, pitture per il viso o qualsiasi oggetto che nasconda il viso, armi e oggetti che metterebbero a disagio gli altri spettatori".
I problemi di sicurezza sono sorti lo scorso martedì dopo che le famiglie delle vittime della sparatoria di Aurora hanno scritto alla Warner Bros, chiedono un impegno concreto da parte della multinazionale contro la diffusione delle armi più che una "censura" della violenta pellicola: "Siamo i familiari e gli amici delle 12 persone uccise al cinema Century 16 di Aurora, in Colorado, durante una proiezione di The Dark Knight Rises del 20 luglio 2012. Questo tragico evento ha cambiato il corso delle nostre vite" si legge nella lettera inviata alla Warner Bros e pubblicata da Variety. "Di conseguenza, ci siamo impegnati a garantire che nessun'altra famiglia debba mai attraversare l'inferno che abbiamo vissuto e il dolore con cui continuiamo a convivere. Fidati di noi, non va via. Vogliamo essere chiari sul fatto che sosteniamo il vostro diritto alla libertà di parola e alla libera espressione. Ma come chiunque abbia visto un film di fumetti può dirvi: da un grande potere derivano grandi responsabilità. Ecco perché ti stiamo chiedendo di usare la tua enorme piattaforma e influenza per unirti a noi nella nostra lotta per costruire comunità più sicure con meno pistole".
La Warner Bros ha diffuso una nota nella quale spiega di essere in prima linea nel sostenere una nova legge sulle armi ma sottolineando che né "il personaggio immaginario Joker, né il film, sostengono la violenza nel mondo reale di alcun tipo. Non è intenzione del film, dei cineasti o dello studio dipingere questo personaggio come un eroe". Il timore che qualcuno possa emulare il killer di Aurora però rimane. L'esercito americano ha dichiarato di essere venuto a conoscenza di potenziali minacce dopo aver ricevuto un bollettino dall'Fbi, ma che non era a conoscenza di trame o sospetti specifici. La preoccupazione deriva da alcuni post controversi pubblicati sui social media e sui forum online da un gruppo di estremisti, scoperti dall'intelligence Usa. I funzionari dell'esercito hanno affermato che gli incel - persone che sui forum esaltano la violenza - "idolatrano il personaggio di Joker, il violento pagliaccio della serie Batman, ammirando la sua rappresentazione di uomo che deve fingere di essere felice". Joker non è ancora uscito nelle sale cinematografiche ma rischia già di essere un capolavoro "maledetto".
"Joker", spiega Serena Nannelli, si apre mostrando un giovane uomo, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix), seduto di fronte a uno specchio da camerino, intento a interpretare, con l'aiuto delle dita appoggiate ai lati della bocca, le due maschere, quella che ride e quella che piange, da sempre simboli della commedia e della tragedia. Non è ancora comparso il titolo ma l'essenza dell'interpretazione da Oscar di Phoenix è già tutta qui: faccia mobile e dolore fisso. Piange ridendo, ride piangendo. La risata di Arthur arriva automatica, nevrotica, ogni volta che il dolore e la disperazione esondano. Su un bigliettino che tiene in tasca, il giovane è etichettato come malato di mente ma forse il suo unico vero handicap è credere nell'educazione e nel candore. La mamma, che lo chiama Happy, gli ha sempre ripetuto che è nato per far sorridere le persone e lui si esibisce come clown nei reparti pediatrici, ma il mondo è un posto orribile e le ingiustizie sono dietro l'angolo.
Ci sono momenti precisi in cui la rabbia attecchisce, germoglia, cresce e poi si riproduce per talea. Arthur, suo malgrado, diventerà un simbolo della lotta di classe prima ancora di aver completato la sua trasformazione in Joker.
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