La decisione dell’India di revocare l’articolo 370 della Costituzione che garantiva la semi autonomia allo Stato del Jammu e Kashmir ha provocato una brutale repressione di Nuova Delhi nei confronti della comunità locale, a maggioranza musulmana.
Secondo quanto riportato dall’Afp, migliaia di persone sarebbero state arrestate dal governo per prevenire lo scoppio di disordini in una zona, il Kashmir, diventata caldissima dallo scorso 5 agosto.
I numeri sono altissimi. Si parla di almeno 4000 cittadini incarcerati dalle forze dell’ordine ai sensi del Public Safety Act (Psa), una controversa legge che consente alle autorità indiane di imprigionare qualcuno, senza accusa o processo, fino a un massimo di due anni. Le prigioni traboccano di prigionieri e, per ovviare alla penuria di posti disponibili, molte delle persone fermate sono state espulse dal Kashmir.
Arresti e scontri
Tra gli arrestati figurano semplici cittadini ma anche oltre 100 tra politici locali, accademici e attivisti. Le autorità non hanno fornito riscontri precisi, ma hanno solo confermato di aver effettuato qualche detenzione preventiva per evitare la violazione della pace in una regione in cui da anni, dal punto di vista di Nuova Delhi, sta andando in scena una ribellione armata contro l'India.
Fonti interne all'amministrazione di Srinagar, città del Kashmir, sostengono che le persone fermate siano addirittura quasi 6000, senza contare le detenzioni non registrate di numerosi residenti.
Nonostante i rappresentanti del governo indiano si ostinino a dire che la situazione nella maggior parte della valle del Kashmir è pacifica, sabato si
sono registrati violenti scontri proprio a Srinagar e otto persone sono rimaste ferite.I funzionari nel frattempo minimizzano: molto presto i centralini telefonici saranno riattivati, mentre le scuole riapriranno a breve.
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