L'accusa alla coalizione Usa in Siria: 300 civili uccisi in 11 strike

Un rapporto di Amnesty chiede chiarezza sulle vittime civili dei bombardamenti

Uno strike statunitense su Kobane, al confine Turchia-Siria / Ottobre 2014
Uno strike statunitense su Kobane, al confine Turchia-Siria / Ottobre 2014

Solo undici attacchi aerei e 300 civili morti sotto le bombe della coalizione americana. È questo il bilancio tracciato da un rapporto pubblicato da Amnesty International, che mette sotto accusa gli Stati Uniti per gli strike in Siria.

"Venite allo scoperto", ammonisce l'ong, che chiede chiarezza al Pentagono e ai suoi alleati sulla reale entità del numero delle vittime civili uccise dalle operazioni su zone controllate dal sedicente Stato islamico. Le inchieste ufficiali aperte hanno finora confermato soltanto alcune dozzine di vittime. Un numero che, secondo Amnesty, non ha senso.

Il rapporto che accusa l'America si basa su una serie di testimonianze incrociate, dalle immagini satellitari, a interviste ai testimoni e materiale video e fotografico registrato sul luogo degli attacchi. "Potrebbero non avere preso le precauzioni necessarie per risparmiare i civili e condotto attacchi fuori dai confini della legge", denunciano.

Gli undici attacchi presi in esame da Amnesty riguardano l'offensiva per scacciare l'Isis da Manbij, dove le forze curde e arabe sono entrate a metà agosto. Più di cento civili, e tra questi anche bambini, sarebbero morti nei villaggi di al-Tukhar, al-Hadhadh and al-Ghandoura.

Chiarissima l'accusa di Lynn

Maalouf, vice-direttore per la ricerca di Amnesty al bureau di Beirut: "È ora che le autorità americane vengano allo scoperto sulla vera scala dei 'danni civili' causati dagli attacchi della coalizione in Siria".

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