Nuove voci si alzano contro il sempre più fragile esecutivo di Angela Merkel, già scosso in queste ultime settimane dall'annuncio della cancelliera in merito al suo prossimo ritiro dalla vita politica del paese nonché dalla direzione della Cdu. Questa volta le critiche arrivano dai suoi stessi alleati di governo, nella persona di Kevin Kühnert, segretario di Jusos - la sezione giovanile dei socialdemocratici tedeschi - che intervistato nella giornata di oggi da Deutschlandfunk Radio ha espresso i suoi dubbi sull'effettiva tenuta del governo in vista delle tornate elettorali regionali del prossimo anno, avanzando l'ipotesi di una sua probabile caduta entro la fine del 2019: "Non ho una sfera di cristallo in cui posso vedere il futuro, ma osserveremo che tipo di dinamiche si presenteranno dopo il congresso della Cdu a dicembre. L'anno prossimo sarà pieno di elezioni e di sviluppi politici che avranno un grande impatto, per questo non riesco ad immaginare come il governo possa superarlo. Dobbiamo usare il nostro tempo per prepararci al D-Day delle elezioni anticipate." - aggiungendo - "Conosco pochissime persone che pensano che questa coalizione possa durare fino al termine della legislatura nel 2021". Oltre alle elezioni europee di maggio, nel 2019 la Germania dovrà infatti affrontare anche quattro importanti elezioni regionali: rispettivamente nel lander autonomo della città di Brema e in quelli di Turingia, Brandeburgo e Sassonia, con questi ultimi due considerati il vero banco di prova per la Merkel in quanto regioni dell'ex Germania dell'Est, storico bacino elettorale degli euroscettici di Alternative fur Deutschland.
Il 29enne leader dei giovani dell'Spd aveva già avuto modo all'inizio di quest'anno di criticare la rinnovata Grosse Koalition, colpevole a suo dire di emarginare politicamente i socialdemocratici rendendoli una semplice stampella della Cdu. In occasione del congresso del partito tenutosi in gennaio, Kühnert aveva infatti affermato: "C'è una gran frustrazione rispetto alla cultura della Grande Coalizione e al fatto che il nostro partito non sia stato capace di proporre nuove opzioni di maggioranza". Affermazioni che all'epoca non sorpresero molto l'opinione pubblica tedesca, sia per il tradizionale atteggiamento di Jusos nell'assumere posizioni più radicali - derivante dalla propria connotazione giovanile - rispetto alla segreteria centrale del partito che per la persistente sfiducia nei confronti dell'allora presidente Martin Schulz, la cui mossa di portare l'Spd di nuovo al governo del paese come partner di minoranza pur di dare stabilità alla Germania gli è costata l'inimicizia da parte di molti suoi compagni di partito che spingevano invece per rimanere all'opposizione e per non scendere a patti con Angela Merkel.
Tuttavia, malgrado i disastrosi risultati delle recenti elezioni regionali in Assia ed in Baviera, che hanno visto decimato il consenso dei due alleati di governo registrando contemporaneamente l'ascesa del Verdi e dell'Afd, l'attuale presidente dell'Spd Andrea Nahles ha rigettato ogni ipotesi di una rottura della Grosse Koalition e di una conseguente fine anticipata della legislatura. Quello della perdita di voti non è però l'unico problema che deve affrontare la cancelliera Merkel, ormai anch'essa come Schulz stretta in una morsa tra la necessità di garantire la stabilità del governo attraverso un'impostazione moderata e le pressioni per un approccio più di destra - specie sulla questione dei richiedenti asilo - provenienti sia alcuni membri dell'esecutivo che dall'interno del suo stesso partito.
Una volontà quest'ultima che vede tra i suoi portabandiera il ministro dell'Interno Horst Seehofer, anch'esso in via di dimissioni da segretario della Csu bavarese, e il candidato alla segreteria della Cdu Friedrich Merz, considerato da molti colui che potrebbe rendere di nuovo appetibile i cristianodemocratici per gli elettori che si sono spostati verso la destra di Alternative fur Deutschland.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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