L'Iran cita gli Usa davanti alla Corte Penale Internazionale

L’Iran ha citato gli Stati Uniti davanti alla Corte Penale Internazionale. Secondo Teheran, gli Usa, reintroducendo le sanzioni ai danni del Paese asiatico, avrebbero commesso un “grave illecito”

L'Iran cita gli Usa davanti alla Corte Penale Internazionale

La Corte Penale Internazionale dovrà mettere la parola “fine” alla disputa tra Iran e Stati Uniti esplosa in seguito al recesso di Washington dall’“accordo sul nucleare” siglato nel 2015. Secondo Teheran, le sanzioni varate da Trump nei confronti della Repubblica islamica sarebbero “totalmente illegali” e meriterebbero una “dura condanna” da parte degli organi giurisdizionali competenti. Accusando gli Usa di commettere “gravi illeciti”, il Paese asiatico ha presentato ricorso alla Corte Penale Internazionale, istituita nel 2002 con l’entrata in vigore dello Statuto di Roma.

Il tribunale investito del “caso sanzioni” non ha ancora stabilito il giorno in cui esaminerà nel merito la denuncia presentata dall’Iran a carico delle autorità americane. Il Ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, ha precisato: “Il ricorso avanzato dalla Repubblica islamica mira a vedere gli Stati Uniti condannati per avere disposto unilateralmente ritorsioni commerciali intese a colpire il popolo iraniano”. Zarif ha quindi puntato il dito contro il Presidente Trump, evidenziando l’“illegalità” delle decisioni adottate da quest’ultimo in politica estera: “La Casa Bianca ha finora dimostrato totale disprezzo nei confronti del diritto internazionale e delle regole della diplomazia. L’Iran, al contrario, ha sempre agito in maniera legale. È giunto il tempo di contrastare la condotta criminale degli Stati Uniti”. Il Ministro non ha però fornito dettagli sulla tipologia di reato nella quale rientrerebbero i provvedimenti restrittivi imposti dal Governo americano ai danni del Paese asiatico. La Corte Penale Internazionale, infatti, può indagare soltanto su quattro gravi illeciti: genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra, aggressione. Di conseguenza, la giurisdizione estremamente circoscritta del tribunale rischia di compromettere l’esito del ricorso di Teheran.

Le ritorsioni commerciali sono state introdotte da Trump a maggio, in seguito al rifiuto del tycoon di rinnovare l’“accordo sul nucleare iraniano” sottoscritto da Obama nel 2015. Le misure varate dal Governo Usa colpiscono i settori vitali dell’economia della Repubblica islamica: petrolio, gas, prodotti finanziari. Il Dipartimento di Stato, relativamente agli obiettivi della “linea dura” adottata nei confronti di Teheran, ha precisato: “Il nostro principale fine è ridurre a zero i proventi che l’Iran percepisce dalla vendita di greggio”. La decisione americana di interrompere i contatti commerciali con il Paese degli ayatollah è stata fortemente criticata dagli Stati Ue, i quali hanno ribadito la loro volontà di mantenere in vigore l’intesa del 2015. Anche le autorità russe e cinesi hanno condannato l’unilateralismo di Washington. Tuttavia, la “linea dura” di Trump ha recentemente ricevuto il sostegno del Governo indiano.

Nuova Delhi, infatti, ha disposto, pochi giorni fa, una significativa riduzione delle importazioni di petrolio iraniano. La scelta dell’India, secondo acquirente al mondo del greggio di Teheran, rischia così di aggravare la crisi economica esplosa nel Paese degli ayatollah in seguito alla reintroduzione delle sanzioni Usa.

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