L'Isis ora spaventa anche la Cina

Pechino è molto preoccupata per la situazione in Pakistan e Afghanistan, dove la presenza dei terroristi può mettere a rischio la nuova "via della seta"

L'Isis ora spaventa anche la Cina

La minaccia dell'Isis coinvolge tutto il mondo, non solo l'Occidente. Anche la Cina, ad esempio, è preoccupata per la situazione in Pakistan, dove il sedicente Stato islamico ha rivendicato l’uccisione di due cittadini cinesi che a Quetta, nella provincia del Baluchistan, lavoravano come insegnanti. Pechino è preoccupata per l'instabilità in un Paese, e in una regione che è un punto estremamente importante per la nuova "Via della seta", che punta a unire Asia ed Europa, lanciata dal presidente Xi Jinping, nel 2013. E il Pakistan, tra le altre cose, è il Paese in cui Pechino ha riversato finora i capitali più ingenti, almeno 46 miliardi di dollari, destinati alla realizzazione del "corridoio economico" che collegherà i due Paesi e che passerà anche da Quetta. In questi giorni si è parlato di "Belt and Road" al vertice della Shanghai Cooperation Organization di Astana, in Kazakistan: Xi ha colto l’occasione per promuovere ancora il progetto tra i partner della Sco, e con i membri osservatori.

Al contempo il presidente cinese ha lanciato il progetto di un piano di cooperazione tra i Paesi membri dell’alleanza asiatica per combattere i "tre mali" di terrorismo, separatismo ed estremismo per i prossimi tre anni, e rafforzare la capacità di cooperazione sul piano della sicurezza tra i paesi membri. Quest’anno la Cina si è trovata per la prima volta direttamente minacciata dagli uomini dell’Isis: in un video-messaggio diffuso a febbraio scorso, infatti, i militanti con le bandiere nere promettevano di "versare sangue a fiumi" in Cina per vendicare gli oppressi. Xi intende alzare una "grande muraglia di acciaio" contro il terrorismo, soprattutto nell’area più a rischio del gigante asiatico, la regione autonoma dello Xinjiang, fatta di collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine. Da sola, però, la strategia di rafforzare internamente il controllo sul territorio potrebbe non bastare. Ieri, a colloquio con il presidente afghano, Ashraf Ghani, Xi ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra Pechino e Kabul nel progetto "Via della seta", ma contestualmente ha sottolineato l’importanza che per la Cina riveste la sicurezza in Afghanistan e la cooperazione con Kabul in tema di contrasto al terrorismo.

A preoccupare Pechino c’è soprattutto lo sconfinamento di gruppi estremisti nella lunga frontiera che lo Xinjiang condivide con i Paesi dell’Asia centrale, tra cui l’Afghanistan, con un confine solo parzialmente aperto, lungo poco più di settanta chilometri.Per contenere la minaccia del terrorismo, almeno all’interno dei propri confini, la Cina può contare sull’aiuto degli Stati Uniti, e in particolare su un gruppo, l’agenzia di contractors Frontier Service Group, di Erik Prince. Ex capo della Blackwater, con legami molto buoni con la Casa Bianca, Prince ha un accordo per due campi di addestramento nell’estrema regione occidentale cinese dello Xinjiang e nella punta meridionale del gigante asiatico, lo Yunnan, come rivelava a febbraio scorso un’inchiesta di Buzzfeed, poi confermata successivamente anche dalla stampa cinese. Una collaborazione, nel campo della sicurezza, che ha fatto storcere la bocca a molti, per i pochi dettagli sull’accordo: a norma di legge, la collaborazione non dovrebbe prevedere l’addestramento di personale armato, ma solo tecniche di sicurezza per il personale disarmato. Come tale, però, risulterebbe poco credibile. La sicurezza è un business sia per la Cina che per gli Usa, come aveva fatto sapere lo stesso Prince, che guarda con interesse alle opportunità che si possono aprire per Washington nell’iniziativa cinese, dalla quale gli Stati Uniti sono ancora esclusi.

Per la Cina, invece, il know how dei contractors statunitensi può fare comodo per controllare meglio un territorio poroso come lo Xinjiang, a rischio di scontri etnici e di sconfinamenti di estremisti, eppure così importante per il successo dell’iniziativa di connessione tra Asia ed Europa a cui tiene tanto Xi Jinping.

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