Il lockdown ha fatto crollare le domande di asilo presentate in Europa: -87%

A fornire i dati sul crollo delle richieste di asilo presentate in Europa, dovuto alle restrizioni anti-coronavirus, è stata l’agenzia comunitaria Easo

Il lockdown ha fatto crollare le domande di asilo presentate in Europa: -87%

In Europa, nel pieno dell’emergenza coronavirus, ha avuto luogo un vero e proprio crollo delle domande di asilo presentate da migranti. L’epidemia e le conseguenti misure di contenimento adottate dai singoli Stati hanno infatti coinciso con una diminuzione di istanze avanzate mai vista negli ultimi 12 anni. A segnalare tale netto calo delle richieste di protezione internazionale è stata ultimamente l’Easo, l’agenzia comunitaria preposta al coordinamento delle politiche migratorie nazionali.

L’istituzione ha appunto diffuso ieri un rapporto in cui evidenzia innanzitutto che la brusca diminuzione del volume di domande di asilo presentate nei Paesi Ue, nonché in Norvegia e in Svizzera, si sarebbe verificata ad aprile.

In quel mese, caratterizzato da chiusure di confini varate dalle cancellerie del Vecchio continente, le istanze depositate presso i competenti uffici statali sarebbero state appena 8,370, in calo dell’87% rispetto a gennaio, quando non erano ancora in vigore le restrizioni anti-Covid La cifra citata, sottolinea contestualmente il dossier Easo, è la più bassa mai raggiunta dal 2008.

Sempre da gennaio ad aprile, afferma il rapporto dell’agenzia, avrebbe avuto luogo anche un rallentamento delle procedure amministrative nazionali di valutazione delle medesima istanze, in quanto, nel lasso di tempo considerato, gli uffici-immigrazione dei singoli Paesi hanno adottato decisioni su 35,075 richieste di protezione umanitaria, pari al 35% in meno rispetto ai responsi emessi a inizio anno. Il 52% di quei 35,075 verdetti, aggiunge l’Easo, ha però avuto esito positivo, con la concessione dello status di rifugiato.

Nel periodo dei confinamenti anti-contagio, le singole amministrazioni statali si sarebbero inoltre date da fare per smaltire il lavoro arretrato, deliberando su numerose domande di asilo pendenti. Così facendo, i governi hanno fatto in modo che, alla fine di aprile, le istanze ancora in sospeso si riducessero complessivamente del 4% in confronto a marzo, scendendo a 472,215.

Delle appena 8,370 richieste di protezione internazionale presentate nei Paesi europei nel pieno dell’epidemia e del confinamento, fa sapere il Daily Mail, il 28% riguarda cittadini provenienti da due nazioni musulmane: la Siria e l’Afghanistan. I migranti maggiormente penalizzati dalle chiusure a ripetizione delle frontiere degli Stati Ue sono stati però, denuncia la testata attenendosi ai dati del rapporto Easo, i cittadini colombiani e venezuelani.

A questi ultimi, prima dell’avvio delle restrizioni anti-Covid, si riferivano moltissime istanze di asilo, ma, con le serrate generali determinate dall’epidemia, le richieste di protezione presentate nei Paesi comunitari dagli immigrati provenienti da Venezuela e Colombia si sono ridotte, rispettivamente, del 99% e del 98% in confronto a gennaio.

L’agenzia Ue, riporta quindi il giornale britannico, non interpreta il crollo delle richieste di status di rifugiato verificatosi ad aprile come l’inizio di una tendenza negativa generale, ma come un caso circoscritto, giustificando tale conclusione con le seguenti parole: “Bisogna ricordare che, prima dell’esplosione dell’epidemia, assistevamo da tempo a numeri molto alti di domande di protezione internazionale presentate, tra i più alti mai accertati negli ultimi due anni”.

Alla luce delle statistiche

del passato, l’Easo conclude di conseguenza: “Non è irragionevole sostenere che le richieste avanzate da migranti possano tornare a salire una volta revocate le restrizioni anti-coronavirus”.

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