Follie alimentari dell'Ue: bocciato l'emendamento contro il "finto latte"

Bloccato il tentativo della Commissione Ue di allentare le maglie del regolamento del 2013 che vieta di chiamare "latte" i surrogati vegetali. Ma le istituzioni Ue bocciano l'emendamento per proteggere ulteriormente la filiera dalle imitazioni

Follie alimentari dell'Ue: bocciato l'emendamento contro il "finto latte"

Si è raggiunto un compromesso a Bruxelles sui surrogati vegetali del latte. La Commissione europea avrebbe voluto modificare il regolamento 1308 del 2013 che vieta di usare questa denominazione per le bevande a base di prodotti vegetali, per incoraggiare una dieta sempre più "green", in linea con la strategia Farm to Fork. La norma, alla fine, è rimasta così com'è, ma l'emendamento che proponeva un'ulteriore stretta sui succedanei di latte e formaggi è stato bocciato.

L’ultima bevanda che scimmiotta il latte vaccino è quella a base di piselli gialli essiccati lanciata da Nestlé, che promette di sostituire il prodotto di origine animale in molteplici utilizzi. Wunda, questo il nome della bibita, si è guadagnata subito il massimo punteggio del Nutriscore, lo stesso sistema di etichettatura che penalizza latte vaccino e derivati. Come accade per altri prodotti, anche l’ultima bevanda vegetale lanciata da Nestlé, viene proposta in una confezione in cui è presente la parola "milk" e pure il logo di una bottiglia che ricorda quella del latte di mucca. "Questa roba – aveva denunciato al Giornale.it il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia – è ingannevole e fraudolenta verso il consumatore".

Per questo, tra le proposte di modifica al regolamento, è stato presentato anche un emendamento che proponeva di introdurre norme più stringenti in questo senso. Si tratta, come si legge su Libero, del numero 171, che chiedeva di proteggere la denominazione anche da usi commerciali "indiretti", come la comparazione con il latte tradizionale, e di vietare l’uso di forme, colori e imballaggi tipici dei prodotti lattiero-caseari. In generale la proposta di modifica chiedeva di eliminare "qualsiasi altra indicazione o pratica commerciale che possa indurre in errore il consumatore sulla vera natura o composizione del prodotto".

L’emendamento, che avrebbe fatto ulteriore chiarezza in un settore dove da anni si moltiplicano le alternative vegetali, è stato bocciato dal Consiglio Agricoltura dell’Ue e dagli europarlamentari. Festeggiano le associazioni ambientaliste che parlano di "manovra di censura delle alternative vegetali a latte, yogurt e formaggi", e avevano scritto alla Commissione Ue e al Consiglio per fermare la proposta. Chi rappresenta i produttori italiani, come Filiera Italia, parla, invece, di compromesso. "Ci hanno provato un’altra volta, ma alla fine si è riusciti a scongiurare una modifica in senso più ampio", dice al Giornale.it Scordamaglia, riferendosi al tentativo della Commissione di allargare le maglie del regolamento che proibisce di chiamare "latte" i succedanei vegetali.

Ma il colpo d’arresto, commenta il consigliere delegato di Filiera Italia, "avrebbe potuto essere anche più drastico e definitivo, per chi vuole ingannare il consumatore spacciando prodotti vegetali o anche sintetici al posto di prodotti naturali di latte o a base di latte".

"Ora – è l’appello dell’organizzazione all’Ue e al governo italiano - si faccia chiarezza anche sui prodotti carnei: basta chiamare hamburger, bistecche, polpette e salami prodotti ottenuti nella maggior parte dei casi da vegetali importati da altri continenti, disidratati sottoposti a processi di trasformazione chimica ed arricchiti di ingredienti sintetici per dare sapore e consistenza di carne".

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