L'ultimo affondo dello Zar: espulsi dalla Russia oltre 40 diplomatici europei

La Russia ha reso noto che espellerà oltre 40 diplomatici europei come rappresaglia per le misure simili adottate contro gli inviati russi in seguito al conflitto in Ucraina

L'ultimo affondo dello Zar: espulsi dalla Russia oltre 40 diplomatici europei

Le relazioni tra la Russia e l’Europa si fanno sempre più tese. L’ultima mossa del Cremlino è coincisa con una raffica di espulsioni di diplomatici europei da Mosca.

Cosa è successo a Mosca

Il Ministero degli Esteri russo ha reso noto che espellerà oltre 40 diplomatici europei, come rappresaglia per le misure simili adottate contro gli inviati russi in seguito al conflitto in Ucraina. Il Ministero ha dichiarato "persone non grate" 21 diplomatici belgi, 15 dei Paesi Bassi e 4 dipendenti dell'ambasciata austriaca.

A tutti è stato dato un lasso di due settimane per lasciare il Paese. Mosca ha anche convocato l'ambasciatore del Lussemburgo, avvertendolo che la Russia potrebbe decidere di adottare misure reciproche per l'espulsione dell'ambasciatore russo da parte dello Stato europeo.

Raffica di espulsioni

Da giorni si susseguono espulsioni reciproche. Lo scorso 15 aprile la Russia ha dichiarato "persona non grata" 18 membri della rappresentanza Ue in Russia. "Diciotto dipendenti della delegazione dell'Unione europea in Russia sono stati dichiarati persona non grata e dovranno lasciare il territorio della Federazione russa nel prossimo futuro", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri.

"In risposta alle azioni ostili dell'Unione Europea, 18 dipendenti della delegazione dell'Ue in Russia sono stati dichiarati persona non grata e dovranno lasciare il territorio della Federazione Russa nel prossimo futuro. La nota è stata consegnata a Marcus Ederer, capo della delegazione dell'Ue a Mosca", prosegue la nota arrivata in risposta alla decisione annunciata da Bruxelles il 5 aprile scorso.

Diplomazia ai ferri corti

Di questo passo affidarsi alla strada della diplomazia sarà sempre più complicato. Non solo la Russia e i vari Paesi europei (ma non solo) stanno recidendo ogni legame diplomatico espellendo persone che invece potrebbero agevolare un accordo o quanto meno una tregua. Mosca e Kiev hanno smesso di parlare di negoziati, ragion per cui difficilmente potremo immaginarci nel breve periodo una sospensione delle ostilità in terra ucraina.

A proposito di negoziati, la situazione "terribile" di Mariupol "può essere una linea rossa" nei negoziati tra Russia ed Ucraina. Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, in un'intervista a Cbsnews, in cui ha reso noto "che veramente non abbiamo avuto nelle recenti settimane nessun contatto con diplomatici russi a livello di ministeri degli Esteri". "Gli unici contatti sono dei team negoziali che comprendono rappresentanti di diverse istituzioni e membri del Parlamento - ha poi spiegato - loro continuano le loro consultazioni a livello di esperti, ma non c'è stato nessun colloquio ad alto livello".

Il ritorno a Kiev

Nel frattempo dobbiamo tuttavia sottolineare una nota positiva. Sedici missioni diplomatiche hanno ripreso l'attività a Kiev dopo il trasferimento deciso in seguito allo scoppio della guerra: lo riferisce sui social media il ministero degli Esteri ucraino, ripreso dall'agenzia Interfax.

"Un numero sempre crescente di missioni diplomatiche di altri Paesi sta riaprendo ogni giorno a Kiev", ha affermato il ministero degli Esteri sui social media secondo Interfax,

precisando che diplomatici di Ue, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Turchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Vaticano, Moldova, Georgia, Iran, Kazakhstan, Tagikistan e Turkmenistan lavorano di nuovo a Kiev.

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