Lo "champagne sovietico" è stato bandito dalle tavole ucraine. È l'ultimo smacco di Kiev alla Russia di Vladimir Putin. La scusa per innervosire ulteriormente il Cremlino è pizzicare le bollicine amate dai russi in tutto il mondo sull'aggettivo "sovietico". La Rada ha infatti votato una legge sul divieto dell’ideologia e dei simboli del nazismo e del comunismo, subito ratificata dal presidente Petro Poroshenko nell’aprile del 2015. E ora è stata applicata anche all'etichetta dello champagne incriminato.
Come racconta la Stampa, lo champagna bandito da Kiev non si chiamerà più sovietskoe, ma sovietovskoe. Restavono invece invariati i contenuti della "Fabbrica capitolina di vini champagne di Kiev spa". La legge, pensata per mettere in chiaro che l’Ucraina è stata vittima di entrambi i totalitarismi europei del Novecento, è stato il grimaldello per togliere dalle piazze delle città ucraine le statue di Lenin e dei leader russi. Ora, però, viene usata per bandire toponimi di vie o pellicole sovietiche bandite in tivù. Sebbene Kiev abbia pià volte assicurato che la semplice menzione dell'aggettivo "sovietico" non è di per sé un reato, la legge viene sempre più usata per punzecchiare la Russia. Tanto che alcuni hanno provato ad abolire Ded Moroz, il Babbo Natale russo-sovietico e ora lo "champagne sovietico" nato in Urss nel 1937.
Secondo gli ucraini, l'etichetta
dello "champagne sovietico" è il simbolo del benessere comunista e suscita nostalgie in milioni di persone. Tuttavia, il tentativo di sostituire l'etichetta con lo "champagne ucraino" hanno ridotto drasticamente le vendite.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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