Il lutto di una regina: 2 anni per Vittoria, 15 giorni per Elisabetta

La regina Elisabetta potrebbe dimezzare il suo periodo di lutto da un mese a due settimane ed è inevitabile paragonare il suo cordoglio a quello di un’altra grande sovrana, Vittoria

Il lutto di una regina: 2 anni per Vittoria, 15 giorni per Elisabetta

La regina Elisabetta ha detto che Filippo è stato la sua “roccia”. Tuttavia, leggendo le ultime indiscrezioni, l’impressione che ne ricaviamo è che anche Sua Maestà abbia una forza impareggiabile. Il Telegraph riferisce che la sovrana potrebbe non rispettare il tradizionale periodo di lutto di 30 giorni, ma dimezzarlo, tornando ai suoi consueti impegni già dopo due settimane. L’attende, infatti, l’inaugurazione delle Houses of Parliament, il prossimo 11 maggio. Elisabetta II vorrebbe esserci non solo per tenere fede al giuramento regale, di cui la corona è simbolo tangibile, ma anche per onorare la memoria del principe Filippo.

Elisabetta e Vittoria, lo stesso destino

Il paragone con un’altra Regina altrettanto celebre, Vittoria, è d’obbligo. Quest’ultima regnò per 63 anni e 216 giorni (record battuto, il 6 febbraio 2015, proprio dalla regina Elisabetta, con 63 anni e 217 giorni). Sia Lilibet che Vittoria si sono sposate per amore (anche se per Vittoria non fu un colpo di fulmine). Entrambe queste sovrane sono unite persino nel dolore del lutto, ma in questo caso c’è una differenza importante.

Quando, nel 1861 e a soli 42 anni, il principe Alberto morì a causa del tifo, la regina Vittoria fu inconsolabile. Il periodo di ritiro durò per due lunghi anni, durante i quali i sudditi non poterono mai vedere la loro sovrana, che trascorreva il suo tempo tra Balmoral e l’Isola di Wight (dove aveva una casa comprata con il marito). La sovrana si decise a partecipare alla cerimonia di apertura del Parlamento solo 5 anni dopo la morte del marito. Vestì di nero tutta la vita, trasformando la corte in un ambiente lugubre, da cui era sparita ogni traccia di entusiasmo. Un bel problema per un Capo di Stato che, per affermare il suo potere, deve mostrarsi in pubblico, esserci, governare. Infatti la monarchia tremò. Fu grazie ai primi ministri Gladstone e Disraeli se Vittoria tornò al suo posto, sul trono, triste ma più forte di prima.

La forza della regina Elisabetta

La regina Elisabetta, invece, è una donna d’acciaio. Questa è l’impressione che ne abbiamo guardando la sua risolutezza e il rifiuto di abbandonarsi al dolore. È stata accanto al principe Filippo fino all’ultimo, modificando gli orari della sua routine per adattarli alle esigenze del duca di Edimburgo, che negli ultimi giorni mangiava pochissimo e dormiva quasi tutto il tempo. Ora Sua Maestà potrà contare sul principe Carlo e William, tenendo nel cuore il ricordo e i consigli del consorte. Inoltre si fa sempre più concreta la voce secondo cui la regina Elisabetta parlerà alla nazione, forse dopo il funerale, per condividere il lutto con i sudditi e ci sarà una diretta televisiva.

Il “problema” Harry

Dopo le esequie la sovrana si troverà di fronte un problema grave ma non nuovo: la presenza del principe Harry. Da quello che sappiamo finora, il duca di Sussex è arrivato a Londra con un volo della British Airways Los Angeles Heathrow lo scorso 11 aprile alle 13:15. Il Sun conferma che Harry ha lasciato la sua casa di Montecito sabato 10 aprile, di sera, a bordo di una Cadillac Escalade nera. Una volta arrivato a Londra la security e la polizia lo ha scortato su una Range Rover. In un primo momento si è pensato che il principe soggiornasse al Nottingham Cottage (Kensington Palace).

A quanto pare, invece, si troverebbe in isolamento preventivo a Frogmore Cottage, la sua vecchia casa, dove ora vive la principessa Eugenia con la famiglia. Una scelta logica, visto che la residenza si trova a Windsor, dove si terranno i funerali.

Come lo accoglierà la regina Elisabetta? Nonna e nipote avranno modo di parlarsi? Alla BBC Sir John Major ha dichiarato: “Questa è la situazione ideale per mettere fine a eventuali attriti familiari. La condivisione del dolore può rivelarsi un’opportunità per ricomporre vecchie fratture e sentirsi di nuovo vicini”.

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