Attraverso una lettera pubblicata sul sito dell’Arcidiocesi di Malta, un tweet e un post di due vescovi, la Chiesa maltese ha alzato la voce contro il governo locale per avere chiuso i porti dell’isola alle navi di soccorso delle Ong.
Nella lettera la Commissione Giustizia e Pace dell’Arcidiocesi di Malta e varie associazioni co-firmatarie (l’Aditus Foundation, l’Eritrean Community, la Foundation for Shelter and Support to Migrants, la Graffiti, lo Iafr, l’Integra Foundation, la Jrs Malta, Kopin, Libico, Malta Emigrants’ Commission, Migrant Women Association Malta, Pfc, Phrom, Solidarity with Migrants Group, Sos Malta e Spark 15) si dichiarano "seriamente preoccupate" per la decisione del governo di chiudere i porti di Malta alle navi di soccorso delle Ong.
"Le conseguenze di questa misura sono potenzialmente fatali, poiché le navi non saranno più in grado di continuare a salvare vite nel Mar Mediterraneo. Sebbene presumibilmente finalizzata a garantire il rispetto della legge, questa azione mina direttamente la protezione della vita umana ai confini europei, rendendoli ancora più pericolosi per i rifugiati e i richiedenti asilo".
I firmatari si accorgono solo adesso che la rotta marittima di migrazione irregolare dalla Libia verso l'Italia, che è sempre stata la via più letale per l'ingresso irregolare in Europa, sta diventando sempre più pericolosa.
Dopo avere ricordato le vite salvate dalle Ong lanciano la sfida al governo maltese: "una delle inevitabili conseguenze della decisione di chiudere i porti di Malta a queste navi sarà che più persone perderanno la vita nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro. Questo soprattutto perché gli stati dell'Ue non sembrano aver intenzione di aumentare la loro capacità di ricerca e di salvataggio nel Mediterraneo, ma intendono affidarsi invece alla guardia costiera libica per condurre soccorsi".
Ricordando i 100 migranti morti il primo luglio nei mari al largo della Libia, i firmatari denunciano le conseguenze mortali del rifiuto di collaborare con le Ong e del limitare "la loro capacità di operare in modo efficace".
Le Ong interpretano le recenti dichiarazioni governative maltesi, che sottolineano la necessità di consentire alla guardia costiera libica di operare senza ostacoli, e le azioni intraprese contro le Ong, come "un velato tentativo di bloccare i rifugiati e i migranti che scappano dalla Libia", dove subiscono regolarmente gravi violazioni dei loro diritti, inclusi stupro, schiavitù, tortura, maltrattamenti, estorsione e detenzione in condizioni miserabili e dove è completamente impossibile per loro richiedere una protezione.
Nella parte finale della loro lettera le Ong accusano il governo di Malta mettendone in discussione la moralità e l'umanità di una decisione che "intrappolerà efficacemente le persone in una situazione di abuso, dove la loro sicurezza è tutt'altro che garantita" e chiedono al governo di riconsiderare urgentemente la sua decisione, consentendo alle navi di soccorso delle Ong di continuare a operare dai porti della piccola isola mediterranea.
L'arcivescovo di Malta monsignor Charles Scicluna, attraverso un tweet, e il vescovo di Gozo Mario Grech, approvando la lettera con un post su Facebook, hanno criticato la decisione del governo maltese di chiudere i porti dell’isola alle navi di soccorso delle Ong.
Monsignor Scicluna, in particolare, nel suo tweet ha scritto di sostenere "pienamente la dichiarazione congiunta delle Ong". Ed ha commentato: "Le situazioni difficili dovrebbero suscitare il meglio di noi. Il primo pensiero per gli umani in difficoltà è che sono esseri umani".
Poi ha aggiunto uno slogan ad effetto, con un gioco di parole in inglese: "porte chiuse; porti chiusi; cuori chiusi: davvero molto triste".Attualmente due navi delle Ong, Lifeline e Sea Watch III, sono ferme a Grand Harbour, un porto naturale dell'isola.
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