Era il 10 maggio del 2016. Un anno fa. Al centro commerciale di Trafford, non lontano dallo stadio di Manchester, la polizia britannica mise in scena la simulazione di un attentato terroristico. Circa 800 persone furono coinvolte in quello che doveva essere un test per le forze speciali inglesi per far fronte ad un possibile attentato terroristico. L'irruzione di un uomo incappucciato, l'esplosione di un petardo, le grida, il sangue. Tutto sembrava vero. Forse troppo.
Già, perché subito dopo l'esercitazione soppiarono come una bomba le polemiche. Il motivo? Il falso attentatore aveva urlato "Allah akbar" mentre faceva irruzione al centro commerciale. Il video della simulazione provocò lo sdegno dei musulmani, che si sentirono offesi talmente tanto da definire la scelta una "discriminazione inaccettable". In sostanza, secondo gli islamici che vivono all'ombra del Big Ben, identificare i terroristi con le invocazioni ad Allah non avrebbe fatto altro che gettare fuoco sulla benzina dello stereotipo secondo cui tutti ti terroristi sono musulmani.
Dopo i fatti di Manchester, con i siti jiahisti che hanno esultato alla strage di 22 persone (molti bambini) compiuta da un attentatore al concerto di Ariana Grande, quelle polemiche risuonano come una beffa. Già perché dopo le vive proteste della Community Safety Forum, una associazione molto attiva nella lotta all'islamofobia, il capo della polzia della città, Garry Shewan, fu costretto a fare ammenda. "Riconosciamo l’offesa e ci scusiamo per tutto ciò che questa offesa ha causato", aveva detto cospargendosi il capo di cenere.
In un primo momento le forze dell'ordine cercarono una (logic) giustificazione nel fatto che da qualche anno a questa parte sono proprio membri di milizie islamiche a gettare nel terrore l'intera Europa. "Lo scenario di questa esercitazione si basa su un attacco suicida condotto da estremisti sullo stile di quelli di Daesh - avevano detto i poliziotti di Manchester - e chi lo ha pensato si è basato su circostanze avvenute già in precedenti attacchi di questa natura, ispirandosi a dettagli di eventi passati per rendere la situazione il più realistica possibile".
Poi però furono costretti ad una clamorosa retromarcia: "Tuttavia, riflettendoci, riconosciamo che è stato inaccettabile utilizzare quella frase religiosa subito prima di un finto attentato suicida, collegando così l’esercitazione all’Islam. Lo riconosciamo e ci scusiamo per l’offesa che questo ha causato". I fatti di ieri notte dimostrano che gli agenti non erano affatto andati lontani dalla realtà. Alla faccia dei buonisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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