Potrebbe essere il Nord Irlanda la nuova frontiera attraverso cui i migranti tentano di introdursi clandestinamente nel Regno Unito, come accade oggi al porto francese di Calais.
Dopo il voto sulla Brexit, il governo di Londra starebbe lavorando freneticamente per scongiurare l'ipotesi di dover reintrodurre i controlli alla frontiera fra la Repubblica d'Irlanda e l'Ulster, riaprendo ferite profondissime che stentano a rimarginarsi dopo anni di guerra civile.
Parlando a The Guardian, il segretario britannico per il Nord Irlanda James Brokenshire ha spiegato che "Londra e Dublino lavoreranno a un rafforzamento dei confini esterni dell'Irlanda per contrastare l'immigrazione clandestina verso il Regno Unito dopo l'uscita di quest'ultimo dall'Unione Europea."
La strategia è insomma quella di impedire che i migranti arrivino in Irlanda per poi passare clandestinamente nell'Ulster e quindi in Gran Bretagna. Se questo piano non dovesse funzionare, la soluzione sarebbe inevitabile: tornare a chiudere il confine fra la parte settentrionale e quella meridionale dell'isola di smeraldo.
Una mossa che, ricorda la stampa britannica, potrebbe essere interpretata come una violazione degli accordi del Venerdì Santo, con conseguenze inimmaginabili in un'area in cui le tensioni non sono mai del tutto sopite.
Già prima del voto del 23 giugno sulla Brexit alte autorità europee avevano espresso il timore che città di confine come Dundalk potessero diventare "nuove Calais", con grandi concentrazioni di immigrati pronti a passare illegalmente nel Regno Unito.
Il 56% dei nordirlandesi, peraltro, aveva votato per restare nell'Unione, percependo un divorzio da Bruxelles come l'anticamera di una recrudescenza delle conflittualità con Dublino.Uno scenario insomma a cui nessuno vorrebbe assistere. Da un lato e dall'altro del confine.
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