In missione con gli afghani

I militari afghani ricordano un po' l'armata Brancaleone, ma stanno migliorando. Il sergente maggiore Zia ul Haq a Gli Occhi della guerra: "In 10 anni di guerra abbiamo perso molti fratelli, ma continueremo a combattere"

In missione con gli afghani

Herat - La sveglia è alle 6 con il solito nan, il pane piatto afghano ed una tazza di chai, il tè locale. A camp Zafar, che vuol dire vittoria, i soldati afghani della prima brigata sono stati "taskati", come si dice in gergo, per una missione con i soldati italiani. La differenza con i nostri si vede subito. Gli afghani viaggiano su fuori strada scoperti. Se beccano una trappola esplosiva lungo la strada, l'arma più insidiosa dei talebani, volano in aria come fuscelli finendo in mille pezzi. Gli italiani ci aspettano con i blindati Lince, forti di una corazza che ha salvato tante vite. Come primi giornalisti italiani embedded con le truppe afghane nell'Afghanistan occidentale non ci resta che raccomandarci ad Allah. I soldati della prima brigata ne hanno viste tante, come il sergente maggiore Zia ul Haq, che giura: "In dieci anni di guerra abbiamo perso molti dei nostri fratelli, ma continueremo a combattere fino all'ultima goccia del nostro sangue".

La missione degli afghani è organizzare dei posti di blocco alle porte di Herat, mentre gli italiani rafforzano le difese esterne della loro base, camp Arena. I militari afghani ricordano un po' l'armata Brancaleone, ma stanno migliorando giorno dopo giorno. I nostri appaiono perfetti e tecnologici, ma i soldati di Kabul combattono duramente contro i talebani nell'entroterra. I soldati italiani non sono più impegnati nelle operazioni in vista del ritiro della missione Nato a fine anno. Negli anni ottanta i mujaheddin combattevano con i sandali ai piedi gli invasori sovietici. Dopo aver vinto la guerra santa contro gli sciuravì, i russi, hanno perso la scommessa con la pace scannadosi fra loro e favorendo l'avvento al potere dei talebani. In seguito all'11 settembre, è arrivata la Nato, ma nel 2014 non è ancora chiaro se abbiamo vinto e perso. L'unica certezza è che ce ne andremo come hanno fatto tutti gli eserciti stranieri, sfortunatamente passati per l'Afghanistan, dagli inglesi dell'impero britannico ai sovietici. Sul terreno resteranno gli afghani a scannarsi.

I talebani per nulla debellati e ringalluzziti dal ritiro della Nato. L'Ana, l'esercito nazionale di Kabul, deciso a non mollare. Per noi si avvicina il giorno dell'Afghanistan goodbye, ma per questo disgraziato paese la guerra che superato i trent'anni continua.

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