"Dalla Nato minaccia inammissibile ai nostri confini": Putin parla durante le celebrazioni del 9 maggio

Poco dopo le 9:00 il presidente russo ha preso la parola dal palco allestito sulla Piazza Rossa: "Nato e Usa umiliano la storia, nel Donbass abbiamo attuato attacco preventivo giusto e necessario"

"Dalla Nato minaccia inammissibile ai nostri confini": Putin parla durante le celebrazioni del 9 maggio

È arrivato nella Piazza Rossa poco dopo le 11:00 (le 9:00 in Italia). Vladimir Putin, appena preso posto nel palchetto delle autorità, ben sapeva di avere i riflettori di tutto il mondo puntati su di sé. Per giorni si è parlato di un possibile annuncio altisonante dai microfoni della Piazza Rossa. Tanto è vero che anche i media occidentali questa volta hanno dovuto (e voluto) trasmettere le fasi salienti della cerimonia del giorno della Vittoria. Circostanza raramente verificatasi negli altri anni.

"Il nostro un attacco preventivo"

Non appena ha preso la parola, Putin si è scagliato contro la Nato. “Noi – ha dichiarato il presidente russo dopo aver ringraziato i veterani presenti – nel dicembre 2021 abbiamo proposto un accordo per la sicurezza globale. La Nato però non ci ha ascoltato, così ha dimostrato di avere progetti completamenti diversi”.

“La Nato – ha poi rincarato Putin – ha dimostrato di avere progetti completamente diversi. Avevano preparato delle operazioni nel Donbass, volevano militarizzare territori da sempre a noi vicini, per la Russia era arrivata una minaccia inammissibile. Il nostro è stato un attacco preventivo, una misura necessaria, giusta, di un Paese sovrano, autonomo e forte”.

Il timore dell'accerchiamento

Nei toni quindi si può notare come il presidente russo abbia voluto richiamare a quel senso di accerchiamento in parte già tirato fuori nei discorsi di inizio conflitto. “Gli Usa – ha infatti proseguito il leader del Cremlino – parlano di esclusività dalla caduta dell'Unione Sovietica. Così facendo umiliano non solo tutto il mondo, ma anche i loro Paesi satelliti. Noi però abbiamo un carattere diverso”.

L'accento è stato poi posto sulla russofobia in occidente, figlia secondo Putin del “degrado morale occidentale, volto anche a falsificare la storia della seconda guerra mondiale, a umiliare la memoria”.

“Sappiamo – ha aggiunto Putin in proposito – che ai veterani Usa che volevano venire qui è stato impedito di partire. Loro devono sapere che apprezziamo il loro sforzo, così come onoriamo la memoria di tutti coloro che in occidente hanno sconfitto il nazismo e il militarismo giapponese”. Per tutti i veterani e per i morti delle ultime settimane nel Donbass, il presidente russo ha quindi chiesto un minuto di silenzio.

Non sono mancati i riferimenti all'attuale dirigenza ucraina, definita come “erede di Bandera”, ossia il nazionalista ucraino le cui milizie ai tempi della seconda guerra mondiale hanno collaborato con i tedeschi. “Volevano usare i terroristi – ha proseguito il presidente russo – contro di noi e contro la nostra sicurezza”.

Infine Putin ha parlato del sacrificio “per la nostra gente del Donbass” da parte dei soldati russi oggi impegnati nell'operazione militare in Ucraina (ancora una volta non definita guerra). “La morte di ogni soldato e ufficiale è una perdita irreparabile – ha dichiarato il leader del Cremlino – e il governo russo farà di tutto per aiutare le loro famiglie”.

Nessun annuncio altisonante

Non sono state annunciate le tanto attese novità. In qualche modo le aspettative della vigilia sono state ridimensionate. Putin non ha dichiarato guerra, né ha annunciato la fine delle operazioni. Il presidente russo non ha parlato nemmeno di vittoria, non citando né Kherson e né Mariupol. La cerimonia è stata vissuta come gli altri anni, con qualche riferimento in più alle attuali operazion in corso nel Donbass.

Dopo il discorso Putin ha assistito alla parata e successivamente si è recato presso il monumento del milite

ignoto. Per tutto il resto della giornata a Mosca e in altre città russe proseguiranno le manifestazioni in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale, qui nota anche con l'appellativo di "grande guerra patriottica".

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