Nuove dure accuse contro Donald Trump. Durante la settima udienza della commissione parlamentare d'inchiesta sull'assalto a Capitol Hill, avvenuto il 6 gennaio 2021, l'ex avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone ha testimoniato che "non c'erano prove sufficienti a ribaltare l'esito delle elezioni" e che Trump, dopo il fallimento dei ricorsi e le conclusioni del ministero della giustizia, avrebbe dovuto "riconoscere la sconfitta". Cipollone ha poi raccontato di aver definito come "un'idea terribile" la proposta di alcuni consiglieri di Trump di sequestrare le macchine che conteggiavano le schede elettorali, spiegando che l'esecutivo non aveva "alcuna autorità legale" per farlo.
"Trump è un uomo di 76 anni, non un bambino impressionabile, ed è responsabile delle sue azioni", ha detto Liz Cheney, vicepresidente della commissione. La seduta si è focalizzata principalmente sui rapporti tra l'entourage di Trump e i gruppi di destra come Proud Boys e Oath Keepers, che presero parte all'assalto al Congressoper ribaltare l'esito del voto. L'ex presidente, ha proseguito Cheney, non può scaricare la colpa sui suoi consiglieri. Ed ha poi preannunciato che sarebbero state presentate evidenze che il team legale di Trump, guidato da Rudolph Giuliani, sapeva che le accuse di brogli erano infondate.
"Grande protesta a D.C. il 6 gennaio. Siateci, sarà folle!". Grande attenzione da parte della commissione d'inchiesta su questo appello lanciato su Twitter da Trump il 18 dicembre 2020. Viene indicato come una sin troppo chiara chiamata all'azione, l'invito a mobilitarsi per i sostenitori del presidente. Ma quelle parole davvero contribuirono a scatenare la rivolta contro il Congresso, chiamato a ratificare l'elezione di Biden (irregolare secondo Trump)? L'accusa nei confronti dell'ex presidente cerca di dimostrare questo, sottolineando che quel tweet avrebbe generato, sulla rete, altri appelli ancora più esasperati per una grande mobilitazione generale.
Cipollone descrive il clima che si respirò alla Casa Bianca il 18 dicembre 2020, durante una riunione tra il presidente Trump e alcuni suoi stretti collaboratori, tra cui la procuratrice federale Sidney Powell e l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. Cipollone rivela di essere stato attaccato duramente, e come lui pure il suo collega Eric Herschmann, e aggiunge che gli uomini più vicini al presidente, tra cui Rudy Giuliani, mostravano "un generale disprezzo per le prove a supporto di ciò che dicevano a proposito dei brogli". C'è anche chi, come Derek Lyons, ex membro dello staff della Casa Bianca, ha parlato di insulti e urla. E la Powell pretendeva che gli avvocati della Casa Bianca venissero accompagnati alla porta e licenziati.
L'allora vice presidente Mike Pence, prosegue Cipollone, "non aveva l'autorità legale per ribaltare il voto". Con questa dichiarazione di fatto contraddice la tesi sempre sostenuta da Trump. Pence "fece la cosa giusta", prosegue Cipollone, "la cosa coraggiosa".
C'è anche un'altra testimonianza importante, è quella di Katrina Pierson, ex portavoce della campagna di Trump. Alla vigilia del comizio del 6 gennaio 2021 la donna inviò un messaggio al capo dello staff presidenziale, Mark Meadows, per avvertirlo che le "cose sarebbero sfuggite di mano". La Pierson, che seguì Trump e organizzò il comizio prima dell'assalto a Capitol Hill, racconta di aver mandato un messaggio a Meadows, il 2 gennaio, per metterlo in guardia dei rischi che vi erano. Meadows la richiamò pochi minuti dopo per cercare di capire di cosa si trattasse.
A quel punto la Pierson gli disse che diverse persone "molto sospette" avrebbero partecipato al comizio. Lo stesso giorno, secondo quanto raccontato alla commissione dall'ex consigliera presidenziale Cassidy Hutchinson, Meadows disse che le cose "sarebbero finite molto male".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.