Una cosa è certa: saranno dieci giorni lunghissimi. Di lacrime e protocolli, con quell'amore per la liturgia così tipicamente britannico. Il giorno clou tutti lo hanno già contrassegnato con un circoletto rosso sul calendario: il 19 settembre, un lunedì, quando nell'abbazia di Westminster saranno celebrati i funerali di Elisabetta II. Sarà quello l'ultimo vero atto di una vita che ha attraversato e contrassegnato due secoli e otto decenni.
Poi sarà solo Carlo, il principe ranocchio che diventa re, il più anziano «rookie» della storia della monarchia britannica, con i suoi quasi 74 anni. La sua incoronazione, prevista anch'essa nell'abbazia di Westminster, non è ancora in programma, non c'è una data, potrebbe avvenire anche tra tre mesi. Ciò non toglie che Carlo sia già a tutti gli effetti il monarca in carica: a Buckingham Palace non è prevista la «vacatio» e il passaggio dello scettro è avvenuto automaticamente di madre in figlio alla morte della prima. Dopo il primo atto da re Carlo III con il discorso alla nazione, oggi ci sarà la proclamazione ufficiale, con una cerimonia che si terrà alle 10 al St James's Palace a Londra, davanti a un corpo cerimoniale noto come Accession Council, un organo composto da membri del Privy Council (un gruppo di parlamentari, alti funzionari pubblici, rappresentanti del Commonwealth e il sindaco della City di Londra). Poi partirà per un tour delle capitali del regno: lunedì sarà al Palazzo di Holyrood a Edimburgo, la residenza ufficiale in Scozia dei monarchi britannici, quindi sarà la volta di Belfast in Irlanda del Nord e di Cardiff in Galles.
Nel frattempo la macchina per le esequie del 19 avrà già scaldato i motori. Nel calendario del piano «London Bridge is down», il nome del protocollo delle esequie reali, oggi è già il D+2, il giorno 2.
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