Emergono particolari inquietanti sulla vita del killer di Orlando, Omar Mateen, autore della strage in un gay club di Orlando, in Florida. Nato a New York da una famiglia afghana, Mateen dal 2007 al 2013 aveva lavorato per la compagnia di sicurezza G4S. " Mateen - si legge in una nota diffusa dal portavoce dell'azienda - era stato sottoposto a selezioni e controlli sul passato quando venne reclutato nel 2007 e i controlli non hanno evidenziato nulla di preoccupante". Le valutazioni, specifica l'azienda, "sono state ripetute nel 2013", senza esiti. La compagnia era venuta a sapere nel 2013 che l'uomo era stato interrogato dall'Fbi, ma le inchieste nei suoi confronti erano state chiuse.
Il particolare è interessante, se pensiamo alle ennesime polemiche scoppiate negli Usa, subito dopo la strage, sul possesso delle armi. Per il mestiere che aveva fatto (fino al 2013) e i controlli cui era stato sottoposto Mateen non era un "soggetto a rischio". Aveva un regolare porto d'armi e la possibilità di andare al poligono per esercitarsi.
Omar Mateen finisce sotto osservazione da parte dell'Fbi - come oltre 800 soggetti sparsi in tutti gli Usa - ma nei suoi confronti non viene trovato nulla di particolarmente grave. L'ex moglie, a dire il vero, racconta che la picchiava e che era mentalmente instabile. Ma rivela anche che non era molto religioso e che non era influenzato dall'islam radicale. I due hanno divorziato nel 2011. probabilmente Mateen si è radicalizzato dopo.
L’imam del luogo di culto frequentato da Mateen, Syed Shafeeq Rahman, racconta che l'uomo "pregava in moschea tre, quattro volte a settimana" e prendeva parte alle cerimonie serali, recentemente anche "con il figlio piccolo".
L'imam racconta di aver visto Mateen l’ultima volta venerdì scorso. E rivela anche che non era molto socievole: "Finita la preghiera se ne andava, non socializzava con nessuno". Ma, aggiunge, "non è mai sembrato un violento".
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