Poliziotti, militari, attivisti della società civile: in tutto trecento persone sono state giustiziate negli ultimi giorni dai miliziani di Daesh a Mosul, nel nord dell’Iraq.
La notizia è stata diffusa dal portale di informazione iracheno Amada Press, ed è stata confermata all’agenzia di informazione di Pechino, Xinhua, da Mahmoud Soorchi, il portavoce delle forze curde di Hashd Wattani, impegnate nella liberazione della seconda città irachena dall’Isis. Soorchi ha confermato che tutti i cittadini coinvolti nelle esecuzioni di massa sono “ex poliziotti, ex militari dell’esercito iracheno ed attivisti civili”, e questo dimostra, secondo il portavoce delle forze curde, che l’Isis ha paura degli abitanti di Mosul che si mostrano sempre più insofferenti verso l’amministrazione jihadista della città. Mosul infatti, la seconda città irachena per importanza dopo la capitale Baghdad, è sotto controllo degli uomini del Califfato dall’estate del 2014, anno dell’invasione della Piana di Ninive da parte dei miliziani di Daesh.
Intanto il ministro della Difesa iracheno, Khaled al-Obaidi, ha annunciato che intende dispiegare 4500 uomini sul fronte Makhmour, controllato dai peshmerga, proprio per preparare l’offensiva per liberare Mosul dallo Stato Islamico, in un’operazione congiunta con le forze curde. Secondo i peshmerga curdi le truppe irachene dovrebbero arrivare al fronte mercoledì, anche se il comandante dei miliziani curdi impegnati sul fronte Makhmour, il generale Najat Ali, ha mostrato scetticismo verso l'operazione, dichiarando che sarà comunque impossibile liberare la città nel corso di quest’anno.
A Mosul si trova anche la più grande diga dell’Iraq, che verrà messa in sicurezza
dalla società italiana Trevi di Cesena, e che sarà difesa dagli attacchi dell’Isis da 450 militari italiani che potrebbero essere dispiegati nella zona se andranno a buon fine le trattative tra governo italiano e iracheno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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