Il cibo secondo AstroSamantha: "L'Osteria ai confini dell'universo"

Dal blog sul sito dell'Esa, l'astronauta racconterà come far funzionare al meglio la "Soyuz umana" che è il nostro corpo. Con lei nella Stazione la prima macchina "spaziale" per il caffè

Il primo pasto degli astronauti dopo l'arrivo sulla Stazione
Il primo pasto degli astronauti dopo l'arrivo sulla Stazione

Samantha Cristoforetti, o AstroSamantha, per chi ne sta seguendo il viaggio spaziale, è arrivata ieri alla Stazione spaziale internazionale (Iss), a bordo della navetta Soyuz su cui hanno viaggiato anche due compagni, un russo (Anton Shkaplerov) e uno statunitense (Terry Virts).

Da poche ore nella Iss, dove nei prossimi sei mesi si occuperà di una serie di esperimenti, molti dei quali italiani, non ha perso tempo per mettersi in contatto con la terra, dal blog ospitato sul sito dell'Esa, l'agenzia spaziale europea.

È l'immagine dell'arrivo alla Stazione, con il primo pasto consumato dai tre nuovi astronauti, ad aprire un nuovo post della sezione "L'osteria ai confine dell'universo", un omaggio al secondo romanzo della serie Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams.

Qui Samantha, prima donna italiana nello spazio, nelle prossime settimane racconterà "come mettere il carburante giusto nel nostro corpo e come farlo lavorare al meglio, proprio come fosse una piccola Soyuz in versione umana", perché "su Avamposto42 siamo convinti che per stare in salute non servano regole complicate: è sufficiente capire come ogni cibo che mangiamo 'parla' con il nostro corpo".

Gli obiettivi della sua missione spaziale, AstroSamantha li aveva già spiegati a giugno, prima della partenza dal cosmodromo kazako di Baikonour, spiegando che "Futura" avrebbe puntato molto sul tema dell'alimentazione.

La missione appena arrivata sulla Stazione spaziale ha portato importanti rifornimenti di cibo: latte, zucchero, mele, pomodori, the e pure un chilo di caviale.

Nel "bagaglio" della spedizione anche il caffè, grazie a una macchina pensata appositamente per funzionare nelle condizioni particolari della Stazione spaziale, allo stesso tempo un esperimento sui fluidi e un piccolo piacere in più per gli astronauti.

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