La legge contro la blasfemia continua a colpire in Pakistan e questa volta, a finire in carcere e a prepararsi ad un processo che prevede anche come sentenza definitiva la pena di morte, è un ragazzo di soli 18 anni. Accusato di blasfemia, a 15 anni si taglia la mano
Nabeel Cohan, è un giovane cristiano del Punjab che è stato denunciato dai suoi amici per avere messo un like su facebook e aver condiviso una foto della Khana-e-Kaaba, la costruzione sacra al centro della moschea della Mecca. L'immagine è stata però considerata offensiva e così subito sono scattate le manette e il giovane è stato condotto in carcere. Il ragazzo che continua ad essere trattenuto in galera è incolpato di ''offesa ai sentimenti religiosi islamici e dissacrazione di un luogo religioso''. Il mondo cristiano e le associazioni legali si sono mobilitate per cercare di risolvere la questione in tempi brevi, sapendo anche che le conseguenze di un'accusa di blasfemia possono essere drammatiche. Il timore inoltre, è che all'arresto possa seguire anche la rabbia delle frange più radicali della popolazioni e quindi c'è la paura che possano verificarsi linciaggi o assalti al villaggio dove vive il ragazzo insieme ad altre 30 famiglie cristiane.
La legge sulla blasfemia continua ad essere una piaga nella società pachistana. Oltre ad essere uno strumento arbitrario di giudizio e di accusa è anche il mezzo attraverso il quale le minoranze indù e cristiane vivono subordinate e sono costrette a svolgere i lavori più umili restando ai margini della società. Attualmente poi, con la diffusione dei social network, sempre di più sono i casi di blasfemia digitale e ad essere vittime dell'accusa sono soprattutto i giovani.
CRISTIANI SOTTO TIRO: SOSTIENI IL REPORTAGE
Vogliamo continuare a raccontare con gli Occhi della guerra le drammatiche storie
www.gliocchidellaguerra.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.