Gran parte del mondo è a fianco dell'Ucraina e degli ucraini, non potrebbe essere altrimenti. Nella loro avanzata, i russi si trovano accerchiati anche da organizzazioni che hanno un inquadramento gerarchico, distintivi di riconoscimento, hanno l'autorizzazione a utilizzare le armi e fanno di un corpo armato regolare anche se non appartengono a un esercito vero e proprio: sono i paramilitari e gli ex combattenti con il compito di scovare i soldati russi, indicare la loro posizione all'esercito ucraino che poi apre il fuoco.
La missione in Ucraina
Sebbene gravemente colpita, e nelle ultime ore anche il suo centro di ricerca nucleare, se Kharkiv non è caduta è anche merito loro. I paramilitari hanno condotto una missione durata alcuni giorni che ha portato all'uccisione di alcuni nemici pronti a fare il fuoco. Lo dimostrano alcuni "trofei" di guerra come i copricapi e altri reperti russi. Ma qual è il loro identikit? In alcuni casi si tratta di ucraini ex combattenti in Donbass, altre volte sono stranieri come numerosi lituani venuti per aiutare i loro fratelli contro Putin. Vengo da Kaunas ma ultimamente ho vissuto più di un anno in Danimarca. Sono appena stato nella riserva militare lituana per addestrarmi. Mi ricordo che parlavamo tra di noi su come aiutare la popolazione ucraina, e quando ho finito il mio periodo di addestramento ho pensato che forse era il caso di fare qualcosa di concreto", afferma uno dei soldati.
Come si arruolano i paramilitari
In pratica, i volontari partono con il minimo indispensabile acquistato chiaramente a loro spese come elmetti e giubbotti antiproiettile. Chi può, riesce a portare anche alcuni soldi utili per l'acquisto di kit medici di primo soccorso di tipo militare. Per potersi schierare a fianco degli ucraini, poi, hanno dovuto presentare una documentazione per entrare regolarmente nel paese e raggiunto i militari di Zelensky per arruolarsi come volontari stranieri. Una cosa balza subito all'occhio: con loro non hanno armi, gli saranno fornite una volta arrivati a destinazione e poi andranno restituite una volta finita la missione. "Quando siamo entrati nel paese per raggiungere Dnipro abbiamo attraversato decine di checkpoint e non eravamo ancora armati ed è stato preoccupante muoversi. C’era tensione, soprattutto perché eravamo stranieri e c’erano situazioni nelle quali qualcuno di diceva di passare e altri invece ci puntavano le armi addosso. Poi siamo arrivati qui e tramite un nostro contatto", afferma un soldato straniero come riportato dal Messaggero.
Il compito più rischioso
Più che aprire il fuoco, il loro compito più importante è tattico: devono spiare i nemici cercando di capire le loro mosse e comunicarle tempestivamente al "vero" esercito, quello che combatte in prima linea contro i russi. Ecco perché loro operano dietro le linee nemiche. "Ci siamo mossi tra villaggi completamente distrutti e cadaveri ovunque. Sono dei criminali di guerra i russi. Sparavano ad alzo zero con i carri armati su abitazioni civili". Purtroppo, questa storia l'abbiamo già sentita decine di volte ma i russi di Mosca, i russi per bene, grazie alla disinformazione del Cremlino sanno ancora poco e nulla. Ogni tanto, come è giusto che sia, si riposano e bevono alcune birre. Molti di loro sono preparati a usare anche la tecnologia e con un dronte hanno scovato una base russa indirizzando ben 120 soldati ucraini.
"Devono essere eliminati"
"Devono essere tutti eliminati", afferma un ucraino dell'esercito in vena di confidenze agli amici stranieri che rischiano la vita per salvare quella dei loro fratelli ma anche la loro stessa libertà.
Un altro è lì per aiutare moglie e figlie le quali possono contare soltanto sul suo sostegno economico. "Stiamo già organizzando insieme a molte altre persone una catena di aiuti per i nostri fratelli ucraini. Siamo tutti fratelli europei e ci difenderemo fino alla fine dagli orchi russi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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