Il parlamento di Budapest boccia la riforma anti-migranti di Orban

L'emendamento mirava a bloccare legalmente la possibilità di ricollocare i rifugiati in Ungheria, senza il permesso delle autorità locali. Determinante per la bocciatura l'astensione del partito ultranazionalista Jobbik

Il parlamento di Budapest boccia la riforma anti-migranti di Orban

Martedì il parlamento di Budapest ha bocciato l’emendamento proposto da Fidesz, il partito del premier Viktor Orbán, con cui il governo puntava ad inserire nella Costituzione ungherese uno specifico divieto riguardo l’insediamento di popolazioni straniere nel Paese, bloccando così, legalmente, la possibilità di ricollocare i rifugiati in Ungheria, senza il permesso delle autorità locali.

Il voto fa seguito al risultato del referendum dello scorso 2 ottobre. In quella occasione, infatti, il 98% degli ungheresi si era dichiarato contrario all’accettazione del meccanismo di ripartizione dei migranti in quote, proposto dalla Commissione europea, che prevede per l’Ungheria, l’accoglienza di 1.294 richiedenti asilo. Tuttavia il risultato della consultazione non fu valido perché l’affluenza alle urne fu minore del 50%.

Con questo progetto di riforma costituzionale, quindi, Orbán mirava a bloccare sul piano legale i ricollocamenti imposti da Bruxelles. La modifica proposta dal governo ungherese prevedeva, infatti, che gli stranieri, eccetto quelli europei, potessero insediarsi in Ungheria solo “attraverso procedimenti singoli”, e non “collettivi”. L'esercizio delle facoltà dell'Ue, si legge inoltre nel testo dell’emendamento, "deve armonizzarsi con i diritti di base espressi dalla Costituzione e non potrà limitare il diritto inalienabile di disposizione dell'unità territoriale, di popolazione e di strutture statali ungheresi". Nella proposta di riforma costituzionale erano state inserite anche garanzie per i migranti, compreso il divieto di espulsioni in assenza di “decisioni legali”, di "espulsioni di gruppo", e la concessione dell’asilo a tutti i cittadini "non ungheresi" perseguitati nei Paesi di origine.

La riforma di Orbán è stata però bocciata dal parlamento di Budapest. L’emendamento ha ottenuto, infatti, soltanto 131 voti favorevoli su 199. Una maggioranza del 65,8%, che, però, è di poco inferiore alla maggioranza di almeno due terzi, richiesta per emendare la Costituzione. Determinante per la bocciatura dell’emendamento, più che il voto contrario della sinistra, è stata l’astensione dei deputati ultranazionalisti di Jobbik. Il partito di opposizione nazionalista ed euroscettico che si colloca a destra di Orbán, e che rappresenta la terza forza politica in parlamento. “Non siamo pronti a soluzioni parziali, ma solo a sostenere una soluzione che assicuri la sicurezza reale dell'Ungheria”, aveva affermato ad ottobre il leader di Jobbik, Gábor Vona.

Il partito di Vona, infatti, vorrebbe cancellare ogni tipo di immigrazione, compresa quella legata ai cosiddetti “bonus di residenza”, ovvero alla possibilità per le persone abbienti di acquistare la cittadinanza pagando 60mila euro ed acquistando obbligazioni ungheresi per un valore nominale di almeno 300mila euro, considerati dal partito una minaccia alla sicurezza nazionale.

Proprio l’eliminazione del sistema dei “bonus di residenza”, che secondo il partito rientrano in un sistema più ampio di corruzione, era la condizione posta da Jobbik per appoggiare la riforma costituzionale proposta da Fidesz.

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